La Federazione “tassa” gli azzurri: 2000 euro di contributo spese
Quote differenziate in base alla posizione nelle Nazionali: atleti avvisati con una e-mail, non mancano le polemiche
TRENTO. Una e-mail, con allegata una richiesta di contributo per le trasferte. L’hanno ricevuta, di recente, tutti gli atleti delle squadre nazionali della Federazione Italiana Sport Invernali: dallo slalomista Stefano Gross al gigantista Luca De Aliprandini, così come il discesista Cristof Innerhofer e tutti gli azzurri dello sci di fondo. In tempi di crisi, la Federscì – che pur aveva anticipato le proprie intenzioni a tal proposito – ha affidato a un “click” la richiesta di un sostegno economico agli sciatori che partecipano alle gare dei vari circuiti internazionali, una forma di contributo che parte dal tetto massimo di 2.000 euro e va a scalare, a seconda del ranking occupato.
Il tema è emerso prepotentemente in questi giorni all’interno dell’ambiente e, a tal proposito, non sono ovviamente mancati i dibattiti. E pure qualche polemica. In un momento particolarmente difficile a livello economico, può essere lecito e legittimo chiedere un contributo personale a ognuno, ma a far discutere, oltre alla forma, è stata anche la modalità. Una e-mail arrivata a ridosso dell’inizio della stagione, senza possibilità di confronto, replica o quant’altro. O così o così, insomma.
Qualche anno fa, agli sciatori vennero tassati gli sponsor personali, ad esempio i marchi apposti sui caschi. In quel caso si parlava di un 20% della somma complessiva da devolvere alle casse della Fisi. Ora si passa alla tassazione diretta, a una richiesta di contributo posta di fatto come “conditio sine qua non”. Un’eventualità di cui si era già parlato nel mese di luglio e che è poi divenuta realtà, a fronte del particolare momento attraversato dalla Fisi, non dei più rosei dal punto di vista finanziario.
Al tempo si era chiesto agli atleti di contribuire per facilitare la programmazione delle trasferte, in particolar modo quelle Oltreoceano. Una richiesta che ha fatto seguito alla riduzione delle giornate di allenamento estive, con molti sciatori già costretti a sobbarcarsi le spese dei raduni sui ghiacciati, in particolar modo quelli che fanno parte di team privati. Vero che molte altre squadre Nazionali hanno già avviato questa procedura, come ad esempio le squadre nordamericane, piuttosto che quella svizzera o francese, ma è altrettanto vero che la tradizione dello sci in un Paese alpino come l’Italia è piuttosto radicata. E, in tal senso, andrebbe anche fatto un congruo rapporto tra gli stipendi degli sciatori dell’una e dell’altra nazionalità.
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