TRENTO. Oggi incontrerà il presidente Alberto Grassi al quale chiederà garanzie. Altrimenti saluterà definitivamente la compagnia. Marco Zentil, difensore centrale del Mezzocorona, al momento è, di fatto, un “separato in casa”: la settimana scorsa non ha preso parte agli allenamenti e domenica non ha partecipato alla trasferta di Tamai. Il motivo? Zentil, al pari dei compagni di squadra e dei componenti dello staff tecnico, non percepisce i rimborsi spese (in serie D si chiamano così) da un paio di mesi. «Ad oggi abbiamo preso gli stipendi di agosto e settembre – spiega il giocatore – e poi basta. Per uno che vive principalmente di calcio è un grosso problema».
Venticinque anni, trevigiano di Motta di Livenza, Zentil ha alle spalle una discreta carriera tra professionismo e serie D: metà stagione ad Alghero, poi San Benedetto del Trento, Rodengo Saiano e Pizzighettone, prima dell'approdo, nell’estate 2013, al Mezzcorona dove è arrivato per volere di Loris Bodo. Nella scorsa stagione disputa 11 partite a metà campionato torna a casa. A luglio la società gialloverde, alla ricerca di un difensore centrale d’esperienza, lo contatta nuovamente e lui accetta di vestire nuovamente la maglia del sodalizio rotaliano, ma rispetto ad un anno fa la situazione non è cambiata.
«Tante promesse disattese – racconta il calciatore veneto – e continui rinvii. Lo scorso anno io, personalmente, non ho mai parlato con il presidente, quest’anno una volta sola. Avevamo stretto un accordo fatto di diversi punti: uno è stato rispettato (quale non lo dice, ndr), gli altri no. Io sono venuto qui con la prospettiva di giocare a calcio, ma se non percepisco lo stipendio diventa dura. Anzi, impossibile».
Lei dove vive adesso?
«A Salorno, da solo. Ho preso un appartamento e mi pago l’affitto, senza dunque gravare sulla società per quelle che sono le spese di vitto e alloggio».
E come si mantiene?
«Ho trovato un lavoro: faccio il barista al “Centrale” di Mezzocorona, tutti i giorni dal lunedì al venerdì dopo l’allenamento. E fortuna che ho questo impiego».
Incontrerà tante persone, tanti tifosi: cosa le dicono?
«Tutti, sia a me che agli altri ragazzi che arrivano da fuori regione, chiedono come facciamo ad andare avanti e come possiamo accettare una tale situazione. Sino ad ora abbiamo stretto i denti, io per primo, ma questa situazione non è più sostenibile. Insomma: ho 25 anni, le mie spese e vorrei guardare al futuro con un po’ di serenità».
Gli altri, quasi tutti, tengono duro.
«Ognuno fa le proprie scelte. Io sono lontano da casa e non posso pensare di essere qui a giocare a calcio “in perdita”».
E adesso?
«Parlerò con il presidente e valuterò la situazione. La mia disponibilità a rientrare c’è tutta, ma lo farò esclusivamente a fronte di garanzie ben precise. In caso contrario me ne tornerò a casa e resterò a guardare sino al termine della stagione (i trasferimenti per i calciatori dilettanti sono chiusi, ndr), sempre che qualche “pazzo” dalla Lega Pro non mi chiami».