Il cowboy di Marostica , un predestinato
Figlio di due olimpionici americani, Phinney vive da anni in Italia: «Grazie a Pinotti, sogno di vincere la Parigi-Roubaix»
ARCO. Centonovanta centimetri (per 85 chili, “nei giorni buoni”) di simpatica e intelligente spavalderia. Sono i numeri del predestinato Taylor Phinney, figlio di due olimpionici, Connie Carpenter e di Davis Phinney. La madre vinse la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 nella corsa in linea, ma partecipò nel pattinaggio di velocità su ghiaccio anche ai Giochi di Sapporo 1972, a soli 15 anni. Il padre, invece, è stato ottimo ciclista, bronzo a Los Angeles 1984 nei 100 km a squadre e vincitore di due tappe al Tour de France.
«Buona genetica» scherza il giovanissimo Taylor in perfetta lingua italiana, classe 1990 alla sua seconda corsa in Italia ed alla seconda vittoria da pro, dopo quella conquistata nel prologo dell'Eneco Tour 2011, lui che nel 2010 fu oro nella crono ai Mondiali Under 23, senza dimenticare i due titoli iridati nell'inseguimento su pista e le due vittorie alla Parigi-Roubaix Juniores (quest'anno, tra i pro, è arrivato 15°).
Americano, ma italiano d'adozione. Il giovane Phinney, infatti, nel 2002 si è trasferito a Rosà (Marostica), dove ha frequentato le scuole medie ed ha giocato a calcio fino all'età di 15 anni, prima attaccante poi difensore, tifosissimo dell'Inter.
«Ogni anno venivo in Italia in vacanza con i miei genitori, all'Isola d'Elba – spiega Taylor -. I miei organizzavano bike camp per turisti americani e si sono innamorati di questa terra. Ci siamo stabiliti a Marostica, dove ho giocato a calcio fino a 15 anni. Poi, un giorno, mio padre mi portò al Tour de France, mi fece conoscere Lance Armostrong e io gli dissi: “papà voglio fare il corridore”. Tornammo in Colorado, dove disputai la mia prima corsa a 15 anni e vinsi sia nella categoria Junior 15-16 anni che in quella 17-18 anni. Lì ho capito quanto è bello vincere».
Ed ecco il successo di ieri. «Quando vinci da favorito è il top - conclude Phinney, che ora vive in Toscana e che nel tempo libero ama andare a ballare in discoteca -. Pinotti ha tirato dai 2 km all'arrivo fino ai 1000 metri, poi è toccato a me. Stavo bene e quindi sono rimasto in testa fino alla fine. Volevamo questa vittoria e per questo siamo arrivati ad Arco tre giorni prima, per provare il percorso. Prossimo obiettivi? Il prologo del Giro d'Italia e... le Olimpiadi, anche se dovrò battere la concorrenza di Zabriskie e Leipheimer. Un sogno? La Roubaix».
©RIPRODUZIONE RISERVATA