Fci e Udace alla «guerra delle tessere»

Ciclismo, dopo la gara «vietata» in Val di Ledro, i presidenti locali sperano in un accordo a livello nazionale


di Luca Franchini


TRENTO. E' un momento difficile per il ciclismo amatoriale, stretto nella morsa del contenzioso tra Federazione Ciclistica Italiana ed Udace: la Fci si appella a carenze in termini di copertura assicurativa, mentre l'Udace, dal canto proprio, ne fa una questione di “caccia alla tessera”. Il caso, scoppiato ad inizio marzo, ha poi conosciuto una breve tregua, per poi ripresentarsi domenica scorsa, quando, in occasione dell'11° trofeo Cassa Rurale di Ledro (gara Udace inserita nella nuova Trentino Cup di mountain bike), i tesserati Fci si sono visti costretti a rinunciare a prendere il via, pena una sanzione.

Ma è bene fare un passo indietro. Il contenzioso fa riferimento ad un comunicato del 7 marzo scorso, nel quale la Fci annunciò che «in relazione a quanto stabilito dalla Consulta Ciclistica Nazionale relativamente alla mancata assunzione di univoca rappresentanza dell’Udace (organizzazione sportiva non riconosciuta dal Coni) da parte dell’Acsi (Ente di Promozione Sportiva riconosciuta dal Coni), secondo quanto stabilito dalla normativa Coni vigente, i tesserati Udace-Acsi non possono partecipare alle attività sportive aperte alla reciproca partecipazione e concordate dalla Fci e dagli Enti facenti parte della Consulta Ciclistica Nazionale». Al tempo, il presidente dell'Udace trentina Paolo Montresor precisò che «non è vero che l’Udace non è riconosciuta come ente, ma fa parte dell’Acsi (precedentemente faceva capo al Csain) e pertanto è titolata a fare manifestazioni e tutti i propri tesserati sono coperti da assicurazione».

Poco dopo, la Fci fece un passo indietro, sospendendo temporaneamente la delibera della Consulta, poi tornata effettiva il 9 aprile scorso. Si parla di carenze in termini assicurativi. L'impressione però, pur nella complessità del caso, è che si tratti di una guerra delle tessere, soprattutto in virtù dei numeri dell'Udace, che a livello nazionale (stando ai dati fornitici dal presidente Montresor) potrebbe contare su 65mila iscritti.

Il ciclismo amatoriale, dunque, è ad un bivio, così come lo sono gli sforzi organizzativi delle società, già costrette a fare conti con la crisi economica. «Venerdì scorso c'è stato un incontro alla segreteria generale del Coni, alla presenza del presidente della Fci Renato Di Rocco – spiega Paolo Montresor -, dal quale siamo in attesa di una risposta. Il nostro augurio, ovviamente, è quello che la Fci faccia retromarcia. Così non dovesse essere, ci troveremo costretti a prendere in mano la situazione, con azioni a livello legale». Una situazione che va risolta. E in tempi brevi.

E' concorde anche il presidente della Fci trentina Giuseppe Zoccante. «Bisogna arrivare ad una soluzione, per il bene del movimento e degli organizzatori – spiega Zoccante -. Noi non facciamo la guerra delle tessere. Potessimo decidere, a livello provinciale lo avremmo già fatto, lasciando libera la partecipazione: i nostri tesserati parteciperebbero così alle gare Udace e viceversa». Anche perché, calendario alla mano, il grosso del movimento amatoriale trentino è sostenuto proprio dall'Udace. In attesa di sviluppi.

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