PyeongChang 2018

Maffei: «Sullo snowboard mi diverto, così ho centrato i Giochi»

I trentini alle Olimpiadi invernali. Alberto ha il padre ex discesista azzurro e il fratello allenatore di sci: «Folgorato dalla tavola»


di Luca Franchini


Fino all’età di 13 anni Alberto Maffei aveva praticato lo sci alpino, come papà Mauro, ex azzurro delle discipline veloci, e come il 26enne fratello Marco, che da questa stagione è preparatore e allenatore della squadra C nazionale di sci alpino. Poi la prima uscita sulla tavola da snowboard, la folgorazione che lo ha portato fino a PyeongChang. Un percorso lungo, fatto di interminabili allenamenti, di passione e di tanta, tanta determinazione: dalle prime uscite assieme all’amico Alessandro Bonapace fino all’approdo nella Nazionale B quattro stagioni fa, con i primi podi in Coppa Europa (che gli hanno permesso di conquistare il secondo posto nella classifica finale di slospestyle e big air) e le seguenti prime esperienze in Coppa del Mondo. I migliori risultati sono arrivati proprio nella stagione in corso, con il settimo posto conquistato a novembre nel big air di Milano (dopo il sorprendente secondo posto nelle qualificazioni) e la nona piazza centrata a Mönchengladbach il 2 dicembre.

A differenza di molti suoi colleghi, Maffei ha bruciato le tappe e, nel breve volgere di pochi anni, ha realizzato il suo sogno a cinque cerchi: ai Giochi coreani prenderà parte alla gara del big air, la specialità acrobatica dello snowboard, con qualificazioni mercoledì 21 febbraio ed eventuale finale – il suo grande obiettivo – sabato 24 febbraio.

«Quando ho iniziato con lo snowboard, a 14 anni, non riuscivo nemmeno a pensare alla Nazionale – spiega Maffei, 23 anni da compiere a maggio – Poi, quattro stagioni fa, sono riuscito a entrare in squadra, ma l’Olimpiade sembrava un traguardo irraggiungibile. Lo scorso anno ho cominciato a capire di potercela fare, ma mi sono messo troppa pressione addosso e non ho vissuto un bell’inverno. A quel punto mi sono detto “devo tornare alle origini, al perché ho iniziato a fare questo sport”. Ho ripreso a divertirmi e la convocazione alle Olimpiadi è diventata una conseguenza, non una meta».

Il pass olimpico è arrivato con le prime due gare della stagione 2017/2018, aperta con il botto. «Dopo la brutta stagione passata ho lavorato sodo su una manovra che potesse permettermi di puntare alla top 10 in Coppa del Mondo – continua Maffei – A Milano sono riuscito a metterla in campo e a raggiungere quello che mi ero prefissato».

Al pari di papà Mauro e del fratello Marco (che assieme alla mamma lo seguiranno a Pyeongchang), aveva iniziato con lo sci alpino. Poi?

«A 13 anni ho provato la tavola – replica il campigliano – Mi sono bastate due uscite, è stato un colpo di fulmine. Ho preso da parte mio papà e gli ho detto “io dall’anno prossimo mi dedico allo snowboard”. E così è stato. Ho iniziato con il mio miglior amico, Alessandro Bonapace, prendendo la cosa come una passione, senza un vero obiettivo, ma dedicandole ogni momento libero. Poi ho cominciato e vedere che le cose che pensavo irraggiungibili cominciavano ad avvicinarsi sempre di più. Ho proseguito su quella strada e sono arrivato fin qui».

Non tutto è stato così facile, vero?

«A diciott’anni, con la maturità scolastica da conseguire, la chiamata in Nazionale faticava ad arrivare e mio padre mi chiese se fossi convinto di voler continuare, perché cominciavo a essere abbastanza vecchio per intraprendere la carriera sportiva – spiega Maffei – Io vedevo i miglioramenti, sentivo di potercela fare e gli risposi con un secco “ce la faccio”: a 19 anni sono entrato in Nazionale».

Un anno da aggregato in squadra B, raggiunta nella stagione successiva, a precedere l’ingresso in squadra A nell’annata agonistica 2016/2017. Ha la testa dura...

«La mia fortuna è stata quella di arrivare dall’ambiente dello sci alpino. Mio padre mi ha sempre detto “non mi importa quello che fai, basta che lo fai bene”. Quell’insegnamento lo ho sempre portato con me. Mi alleno e lavoro per non avere rimpianti, sapendo che possono arrivare momenti difficili, come quelli passati nello scorso inverno. Con la cultura del lavoro e la passione si possono superare».

Quanto e come si allena uno specialista del big air?

«L’allenamento fisico è simile a quello dello sci alpino, tralasciando la massa muscolare che, se eccessiva, limita i movimenti – replica Alberto – Lavoriamo molto sulla parte acrobatica, della coordinazione e, a differenza dell’alpino, le nostre uscite in pista sono molto più lunghe e raggiungono spesso le 5-6 ore. Abbiamo bisogno di provare e riprovare».

Alberto è tesserato per lo Snowboard Team Madonna di Campiglio, una delle più belle realtà a livello nazionale, che ad oggi conta 70 ragazzi tesserati. «Vado spesso a fare due giri in pista con loro» spiega il rendenese, che ora ha un’Olimpiade tutta da vivere. Un viaggio da condividere con mamma, papà e il fratello Marco e dal quale tornare “senza rimpianti”.

«Il grande obiettivo è quello di superare le qualificazioni, ovvero entrare nei primi dieci – spiega Maffei, che ha recuperato dall’infortunio alla spalla rimediato a inizio gennaio – Non so se ci riuscirò, ma una cosa è certa: farò di tutto per provarci. Non voglio avere rimpianti».

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