«Combattere il populismo dando più democrazia»
Il politologo di Chicago. James Robinson: «Una politica più rappresentativa della società può riuscire a far passare l’idea che i diritti di tutti dipendono dalla difesa dei diritti degli altri»
TRENTO. «Per rispondere al populismo ci vuole più democrazia, non meno democrazia come pensa qualcuno». Il nuovo libro di James Robinson – politologo ed economista che insegna all’università di Chicago ed è direttore del Pearson Institute for the study and resolution of global conflicts – uscirà solo il prossimo settembre: ieri al Festival dell’Economia ne ha dato una sorta di anteprima in esclusiva. Robinson si è occupato in passato della crisi delle nazioni e dei motivi per cui, nel mondo, ci sono paesi che sono cresciuti economicamente ed altri che sono precipitati nella povertà. Ora la sua attenzione si concentra invece sul concetto di “libertà”: e di come in realtà sia una condizione fragile che non va data come scontata: «La libertà emerge in un “corridoio stretto”, lì dove c’è un equilibrio fra popolo ed élite. Questa è la strada che l’Europa ha intrapreso negli ultimi secoli. Ma ci sono stati casi, anche in Europa, in cui si è usciti da questo corridoio e si è finiti in una condizione diversa».
Ridare luce alle differenze
In questo contesto emerge il “populismo”, capace di ridare luce a zone d’ombra che le élite invece non riuscivano più a considerare. Secondo Robinson il populismo è un «fenomeno eterogeneo che è sia un’ideologia, sia una strategia politica». Può essere di destra o di sinistra e ha alla base l’idea «che le persone debbano decidere cosa succede nel mondo». Il populismo ha molti difetti: innanzitutto è anti-istituzionale. E poi, lì dove si è realizzato, «ha portato a risultati economici scadenti». Ma ha anche un pregio evidente: «Le disuguaglianze che vengono sottolineate dai populisti sono un problema vero, così come le distanze sociali. Per combattere il populismo, il primo passo è quello di capire da dove vengono questi problemi. Per poi cercare di affrontarli». «Bisogna capire cosa ha dato origine al populismo e ne ha permesso la creazione. In quello che dice Donald Trump non c’è nulla di nuovo, ma improvvisamente le sue idee hanno smosso qualcosa. È successo perché nel frattempo il mondo è cambiato». Il problema è che molti politici non se ne sono accorti.
Le risposte al populismo
Anche se ha insegnato per anni negli Stati Uniti, Robinson è britannico, come si capisce anche dal suo accento tipicamente londinese. Proprio quanto successo in Inghilterra è per lui l’esempio migliore per capire la distanza fra la realtà e gli atteggiamenti di certi politici. E quindi il motivo per cui, al contrario, il populismo ha tanto successo. «Lì dove le case sono più povere, nei quartieri della periferia londinese, David Cameron è venuto a raccontare che “se lasceremo l’Europa ci sarà più povertà”. Gli hanno risposto semplicemente: “Ma come potrà mai andare peggio di così?”. L’errore alla base della Brexit è stato questo: chi ha fatto propaganda per rimanere in Europa, si è rifiutato di affrontare i temi che stanno a cuore al popolo». La migliore risposta per Robinson «non è dare meno democrazia, ma più democrazia». Dopo la Brexit, «anche i partiti hanno iniziato ad accorgersi che esiste un popolo al di fuori dei palazzi e questo è positivo. Per combattere il populismo, bisogna rendere la politica più rappresentativa della società. Solo così può passere l’idea che i diritti di tutti dipendono dalla difesa dei diritti degli altri».
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