Vitalizi, tornano in cassa solo 13 milioni
Il recupero dai tagli retroattivi. E in futuro indennità più alte ai consiglieri liberi professionisti per pagarsi i contributi
TRENTO. Sono una dozzina i milioni che potrebbero tornare nelle casse della Regione dai tagli (retroattivi) ai vitalizi d’oro. Le cifre al momento sono tutte ufficiose, ma dai calcoli di questi giorni - alla luce dei margini d’azione sul passato tratteggiati dai consulenti giuridici della giunta - si immagina di arrivare a recuperare circa il 25% dei 53 milioni di euro oggetto dello scandalo: 22 milioni già liquidati ai 123 ex consiglieri e altri 31 congelati nel Fondo Family, che saranno disponibili a partire dal 2018. In vista della seduta della giunta regionale di domani, ieri i due governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher si sono visti a Trento per un faccia a faccia durato due ore durante il quale hanno studiato le carte e valutato la fattibilità tecnico-giuridica di un’azione retroattiva che andrebbe a toccare i cosiddetti diritti acquisiti. Al termine Rossi conferma le indicazioni emerse nei giorni scorsi: «È possibile agire sui fronti che abbiamo indicato come obiettivi politici». Per quanto riguarda il passato, ovvero lo scoglio principale sul quale è stata richiesta la consulenza dei giuristi Nogler e Falcon, «è possibile intervenire sui vitalizi riducendo di molto i trattamenti erogati». Come? Andando a rivedere le due pietre dello scandalo in base alle quali è stata calcolata l’attualizzazione dei vitalizi: l’aspettativa di vita (aumentata del 13,6%) e il tasso di sconto (fissato a 0,81% contro una media nazionale del 2,5%).
Per quanto riguarda invece il futuro, Rossi e Kompatscher mantengono la loro linea: «La Regione - spiega il governatore trentino - smetterà di essere un ente pensionistico. I trattamenti previdenziali dei consiglieri saranno demandati ai rispettivi enti previdenziali». Un principio - se questa sarà la soluzione adottata - che avrà come effetto quello di indennità diverse tra i consiglieri, più basse se sono dipendenti (pubblici o privati), più alte se liberi professionisti. Oggi infatti i lavoratori dipendenti possono contare sullo Stato che continua a versare loro i contributi figurativi per la parte che spetta al datore di lavoro. Non altrettanto i consiglieri liberi professionisti, che nella proposta di riforma si vedrebbero aumentare l’indennità per poter versare i contributi alle rispettive casse previdenziali e garantirsi una pensione. Il risparmio, superando l’attuale sistema, starà nel fatto che la Regione non pagherà più il 24% (2400 euro al mese) ai dipendenti e in futuro non erogherà più pensioni. Una soluzione non senza rischi, ma che Rossi e Kompatscher intendono portare avanti.