Trento: Sociologia occupata, studenti divisi

Unileft: azione responsabile. List One: non serve, meglio il dialogo


Jacopo Tomasi


TRENTO. L'occupazione di Sociologia da parte di un gruppo di studenti che hanno deciso di manifestare il loro dissenso verso la riforma Gelmini e la "provincializzazione" dell'Università non fa discutere solo a livello politico e accademico. Gli stessi studenti sono divisi.
A dividere è soprattutto la modalità della protesta. C'è chi è convinto che l'occupazione possa essere uno strumento utile per attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e prendersi tempi e spazi per riflettere su argomenti che altrimenti non verrebbero affrontati, facendosi così parte attiva nell'opposizione alla riforma e ai suoi effetti. Ma c'è anche chi, invece, ritiene che occupare la facoltà rappresenti solamente una inutile perdita di tempo che crea disagi agli altri ragazzi che frequentano l'università. Visioni e pareri diversi, insomma.
Greta Chinellato, rappresentante degli studenti nel senato accademico per Unileft, ammette che all'interno della stessa lista ci siano opinioni variegate. «Non tutti sono d'accordo con l'occupazione come metodo di protesta - spiega - anche se non mi sembra che abbia creato particolari problemi agli altri studenti. Mi sembra un'azione di protesta responsabile e produttiva visto che in questi giorni sono stati realizzati dei documenti per l'assemblea d'ateneo».
La rappresentante di Unileft esprime la propria posizione anche sulla riforma Gelmini e sul passaggio di delega dallo Stato alla Provincia: «La riforma del'Università ci lascia molto perplessi a causa dei tagli al diritto allo studio, della precarizzazione dei ricercatori e del cambiamento della governance. L'università italiana ha certo bisogno di una riforma, ma non in questi termini. Per quanto riguarda la delega - conclude la rappresentante di Unileft - il problema maggiore è che in questa scelta non c'è stato coinvolgimento degli studenti: i documenti che abbiamo steso non sono stati considerati. Speriamo che con l'assemblea d'ateneo si possa ottenere un po' di chiarezza in più».
Diverse le posizione di Alessio Spitaleri, rappresentanti degli studenti nel consiglio d'amministrazione dell'Opera universitaria per List One: «L'occupazione è un modo di fare solidarietà con altre realtà studentesche nazionali, ma credo che fino ad ora non abbia prodotto alcun risultato pratico. E' una protesta che non porta a nulla. Certo - continua - ognuno ha il diritto di criticare, ma credo che la riforma Gelmini, nonostante sia a costo zero, cerchi di riformulare la gestione dell'università attraverso principi positivi. Inoltre, noi in Trentino abbiamo la possibilità di cogliere l'occasione della delega per fare in modo che il finanziamento dell'ateneo non cali nei prossimi anni». Il rischio non è solo ipotetico, la preoccupazione che il taglio arrivi con il passare degli anni tocca anche gli studenti più moderati. «E' necessario mobilitarsi affinché questo avvenga - conclude Spitalieri -, ma non credo che il metodo migliore sia scendere in piazza o occupare una facoltà. Piuttosto, bisogna cercare di tenere aperti dei canali istituzionali di dialogo con il governo provinciale per garantire un futuro positivo all'Università di Trento».

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