Trento: la Provincia contro la bevanda anti-sbornia

Mobilitazione in consiglio provinciale contro il "Rebootizer"


Luca Marognoli


TRENTO. E’ arrivata anche in Trentino la bibita “antisbornia” che spopola tra i nottambuli delle discoteche. Il prodotto, noto come Rebootizer, è pubblicizzato come cocktail digestivo a base di estratti di piante e frutta, che aiuta ad eliminare gli eccessi di alcol e cibo. Ma c’è un rischio: che venga assunto come una “pozione magica” e quindi induca i giovani a bere ancora di più.

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L’allarme viene da un’interrogazione presentata dai consiglieri del Pdl Pino Morandini, Walter Viola, Rodolfo Borga, Giorgio Leonardi e Mauro Delladio. Titolo: «Rebootizer: una bibita ingannevole, che deve essere monitorata».
Pare che i giovani - avvertono i firmatari del documento - siano soliti consumarla come ultimo drink, poco prima di mettersi alla guida. «Questa bevanda, immessa sul mercato dopo 10 anni di ricerche, gode del soprannome, del tutto emblematico, di “salva patente”, e verrebbe venduta in coppia con un etiltest. Tuttavia, come hanno avuto modo di assicurare pubblicamente membri dell’Osservatorio nazionale anti-alcol - Cneps, si tratta sì di una bevanda presentata come miracolosa, ma che, in realtà, non presenta, sul tasso alcoolemico, effetti tali da giustificare la fama di cui gode presso i giovani».
Una cosa sarebbe invece concreta: «il doppio rischio di chi assume una bibita ritenendola “antisbornia”, mentre non lo è - o almeno non nelle proporzioni strabilianti talora pubblicizzate - e credendo che, se non corre rischi mettendosi alla guida, allora può assumere alcool in quantità».
L’assessore alla sanità, Ugo Rossi, risponde all’interrogazione affermando che il fenomeno è «ben noto al Servizio di educazione alla salute e di riferimento per le attività alcologiche dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari e ai Servizi di alcologia distrettuali». Aggiunge che l’osservatorio sull’alcologia «non ritiene vi siano elementi per ritenere che in Trentino il fenomeno sia diffuso», ma precisa che i servizi di riferimento terranno alta l’attenzione su di esso e ne parleranno nei momenti formativi ed educativi destinati a giovani, studenti e operatori.
Roberto Pancheri, dirigente del servizio alcologia, premette di non conoscere Rebootizer, ma invita a fare attenzione: «Queste bevande cosiddette antialcol escono periodicamente: hanno più o meno gli stessi composti, poi si eclissano e vengono riproposte con nomi diversi. E’ una questione commerciale. Ricerche scientifiche fatte in Francia dimostrano che l’effetto o è blandissimo o non esistente. L’alcolemia, infatti, dipende da tantissimi fattori: primo il sesso, poi il peso, il fatto di bere a stomaco pieno o vuoto e il tipo di cibo ingerito. Anche se si trovasse un prodotto che velocizza l’eliminazione dell’alcol, questo verrebbe comunque metabolizzato al 95% dal fegato. Può essere quindi peggio, perché ci si sente incentivati a bere di più».
L’invito del medico è a comportarsi secondo il buon senso e rispettare il vecchio principio: chi guida non beve e chi beve non guida.

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