Trento: i tanti misteri dell'infanticidio di Cognola
Dal movente alla morte del bimbo. Il dna sulle forbici potrebbe chiarire
Un delitto, tante versioni e nessun movente, come in Rashomon, il film capolavoro di Akira Kurosawa. Per l'infanticidio di Cognola ci sono due persone in carcere, Francesca Bolzoni Giovannoni e sue padre Enzo, una terza indagata, il dottor Vincenzo Mauro, ma ancora non c'è un'idea del movente e ci sono tanti punti oscuri sulla dinamica dei fatti. Chi sapeva? Il primo punto interrogativo riguarda la gravidanza di Francesca. C'era qualcuno che sapeva? Il 26 sera a palazzo Travaglia, a cena erano in sette: Francesca Bolzoni Giovannoni, suo padre Enzo, la moglie di questi Orchidea, il nonno Gualtiero, il convivente Cristiano Fusaro, il medico amico di famiglia Vincenzo Mauro e la badante polacca Wieslawa Wilinska. In casa, però, c'è anche il figlio minorenne di quest'ultima che, però, non partecipa alla cena. Francesca, suo padre Enzo e il compagno della donna sostengono che non sapevano niente della gravidanza. Ma qui emergono i primi dubbi. Perché a quella cena tra familiari era stato invitato proprio un medico? E poi, è possibile che Fusaro non si fosse reso conto che la donna cui conviveva attendesse un bambino? Nell'intercettazione del colloquio tra Enzo e Fusaro, in auto al ritorno dall'aeroporto di Verona, poche ore dopo l'arresto di Francesca, Bolzoni chiede rimprovera il compagno della figlia e le chiede come avesse fatto a non accorgersi di nulla. Poi ha aggiunto: «Era già d'accordo con Vincenzo che praticamente era al quinto, sesto mese e l'ha perso». Un accordo preso prima della cena, oppure dopo il parto nel bagno? L'inchiesta dovrà rispondere anche a questa domanda. Di quanti mesi era il feto? Un altro interrogativo cruciale riguarda la durata della gravidanza. Il feto era di cinque o sei mesi, come sostenuto da Francesca, o di sette od otto mesi come sostiene il dottor Mauro? Una domanda non da poco, dal momento che la donna dice che il bimbo era fortemente prematuro ed era nato praticamente morto. Nel rispondere a questa domanda potrebbe aiutare l'elemento del pianto. Nel primo interrogatorio, Francesca ha detto che il bimbo aveva pianto. Secondo i ginecologi, però, i bimbi appena nati piangono solo dopo almeno 7 mesi di gravidanza. Nel secondo interrogatorio Francesca si è corretta e non ha parlato del pianto. Però, ha parlato di vagito anche la badante Wieliska Wislawa che ha detto di aver sentito «un vagito, come di gatti feriti o neonati». Chi ha visto il bimbo? Sul parto non ci sono versioni contrastanti. Francesca dice di essersi alzata da tavola e di aver partorito in bagno. Enzo conferma. Le versioni divergono su quanto accaduto subito dopo. Enzo sostiene che la figlia stringesse al petto un fagotto, ma di non aver mai guardato cosa contenesse. La badante nella sua deposizione ai carabinieri, però, dice che Enzo è rientrato in casa dopo aver parlato con la figlia in giardino e poi ha detto a suo padre Gualtiero: «Guarda papà, questo non era un gatto. Era un bambino che Francesca ha ucciso». Questa frase è stata confermata, più o meno da Gualtiero: «Enzo mi prese per un braccio e mi disse: vieni a vedere. Non era un gatto. Era un bambino che Francesca ha partorito». Il movente. A questo punto, diventa fondamentale il movente. Perché Francesca avrebbe ucciso il bambino? La badante sostiene di aver notato un «fagotto sporco di sangue». Quando stava per guardare al suo interno è intervenuta Francesca che raccoglieva il fagotto e dicendo «è meglio se muore questa povera creatura», avrebbe stretto con forza la parte superiore del fagotto che teneva in braccio. Il bimbo era già morto oppure è stato soffocato da Francesca e perché? Nell'intercettazione all'interno dell'auto di Fusaro, Enzo dice al compagno della figlia: «Ti dico che non era malformato». Quindi non è ipotizzabile che la donna si sia voluta liberare del bimbo perché affetto da malformazioni. Il piccolo viene descritto come roseo dal dottor Mauro. Del resto se Francesca avesse sempre voluto sbarazzarsi del bambino perché appena due settimane prima del parto si sarebbe rifiutata di sottoporsi a una radiografia a una caviglia per non danneggiare il feto? Enzo, sempre rivolto a Fusaro, ipotizza un momento di follia: «La mente di Francesca è andata in tilt completamente». Potrebbe essere utile sapere chi fosse il padre. Uno degli avvocati di Francesca, Beppe Pontrelli, fa notare che non è stato seguito l'esame del dna sulle forbici usate dalla donna per tagliare il cordone ombelicale. Su quelle forbici potevano esserci ancora tracce del dna del bimbo e quindi si poteva risalire al padre. Il movente, infatti, potrebbe essere legato a questo elemento. Chi sapeva? Il primo punto interrogativo riguarda la gravidanza di Francesca. C'era qualcuno che sapeva? Il 26 sera a palazzo Travaglia, a cena erano in sette: Francesca Bolzoni Giovannoni, suo padre Enzo, la moglie di questi Orchidea, il nonno Gualtiero, il convivente Cristiano Fusaro, il medico amico di famiglia Vincenzo Mauro e la badante polacca Wieslawa Wilinska. In casa, però, c'è anche il figlio minorenne di quest'ultima che, però, non partecipa alla cena. Francesca, suo padre Enzo e il compagno della donna sostengono che non sapevano niente della gravidanza. Ma qui emergono i primi dubbi. Perché a quella cena tra familiari era stato invitato proprio un medico? E poi, è possibile che Fusaro non si fosse reso conto che la donna cui conviveva attendesse un bambino? Nell'intercettazione del colloquio tra Enzo e Fusaro, in auto al ritorno dall'aeroporto di Verona, poche ore dopo l'arresto di Francesca, Bolzoni chiede rimprovera il compagno della figlia e le chiede come avesse fatto a non accorgersi di nulla. Poi ha aggiunto: «Era già d'accordo con Vincenzo che praticamente era al quinto, sesto mese e l'ha perso». Un accordo preso prima della cena, oppure dopo il parto nel bagno? L'inchiesta dovrà rispondere anche a questa domanda. Di quanti mesi era il feto? Un altro interrogativo cruciale riguarda la durata della gravidanza. Il feto era di cinque o sei mesi, come sostenuto da Francesca, o di sette od otto mesi come sostiene il dottor Mauro? Una domanda non da poco, dal momento che la donna dice che il bimbo era fortemente prematuro ed era nato praticamente morto. Nel rispondere a questa domanda potrebbe aiutare l'elemento del pianto. Nel primo interrogatorio, Francesca ha detto che il bimbo aveva pianto. Secondo i ginecologi, però, i bimbi appena nati piangono solo dopo almeno 7 mesi di gravidanza. Nel secondo interrogatorio Francesca si è corretta e non ha parlato del pianto. Però, ha parlato di vagito anche la badante Wieliska Wislawa che ha detto di aver sentito «un vagito, come di gatti feriti o neonati». Chi ha visto il bimbo?Sul parto non ci sono versioni contrastanti. Francesca dice di essersi alzata da tavola e di aver partorito in bagno. Enzo conferma. Le versioni divergono su quanto accaduto subito dopo. Enzo sostiene che la figlia stringesse al petto un fagotto, ma di non aver mai guardato cosa contenesse. La badante nella sua deposizione ai carabinieri, però, dice che Enzo è rientrato in casa dopo aver parlato con la figlia in giardino e poi ha detto a suo padre Gualtiero: «Guarda papà, questo non era un gatto. Era un bambino che Francesca ha ucciso». Questa frase è stata confermata, più o meno da Gualtiero: «Enzo mi prese per un braccio e mi disse: vieni a vedere. Non era un gatto. Era un bambino che Francesca ha partorito». Il movente. A questo punto, diventa fondamentale il movente. Perché Francesca avrebbe ucciso il bambino? La badante sostiene di aver notato un «fagotto sporco di sangue». Quando stava per guardare al suo interno è intervenuta Francesca che raccoglieva il fagotto e dicendo «è meglio se muore questa povera creatura», avrebbe stretto con forza la parte superiore del fagotto che teneva in braccio. Il bimbo era già morto oppure è stato soffocato da Francesca e perché? Nell'intercettazione all'interno dell'auto di Fusaro, Enzo dice al compagno della figlia: «Ti dico che non era malformato». Quindi non è ipotizzabile che la donna si sia voluta liberare del bimbo perché affetto da malformazioni. Il piccolo viene descritto come roseo dal dottor Mauro. Del resto se Francesca avesse sempre voluto sbarazzarsi del bambino perché appena due settimane prima del parto si sarebbe rifiutata di sottoporsi a una radiografia a una caviglia per non danneggiare il feto? Enzo, sempre rivolto a Fusaro, ipotizza un momento di follia: «La mente di Francesca è andata in tilt completamente».
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