Trento, arriva la pillola abortiva: obbligatori tre giorni di ricovero
Dopo la fase di sperimentazione entrano in vigore le nuove disposizioni per la somministrazione della Ru486: le prime scatole consegnate alla farmacia dell'ospedale Santa Chiara
TRENTO. Prima la sperimentazione, poi una pausa in attesa di direttive e ora la pillola abortiva arriverà al Santa Chiara. Ufficialmente. L’avvio della distribuzione del farmaco in Italia è stato piuttosto complesso. E non solo per le polemiche scatenate dal via libera dell’Associazione del farmaco alla commercializzazione.
Già ieri alla farmacia del Santa Chiara attendevano la consegna delle 20 scatole da tre pastiglie l’una ordinate da tempo, ma il furgone non è arrivato. Quello che nel frattempo è arrivato è l’ordine dell’assessorato alla sanità sul metodo di somministrazione: solo ed esclusivamente in regime di ricovero, cioè per un minimo di tre giorni. Di fatto si tratta semplicemente di un recepimento delle indicazioni emesse dalla stessa Aifa ma poi anche dal Consiglio superiore della sanità che ha individuato un certo rischio nella somministrazione del farmaco tanto da consigliere il continuo controllo medico fino alla definitiva e completa espulsione. Secondo il primario del S.Chiara dal punto di vista sanitario la preoccupazione non esiste. Dal 2006 proprio a Trento è in corso la sperimentazione e il percorso viene seguito in day hospital - come avviene in buona parte dei paesi dove la Ru486 è distribuita. Dopo l’accompagnamento della donna verso una decisione consapevole, la procedura finora prevedeva la somministrazione del mifepristone (appunto la Ru486) nel primo giorno di day hospital. La donna resta sotto osservazione per quattro ore e poi può tornare a casa. Il giorno successivo la donna rimane a casa pur avendo a disposizione tutti i numeri a cui rivolgersi in caso di problemi o dubbi. Il terzo giorno si torna in ospedale per assumere un secondo farmaco (il misoprostolo) e vi rimangono fino alla completa espulsione controllata anche con ecografia. Il quattordicesimo giorno c’è un nuovo controllo in ospedale per escludere complicazioni. Dal 2006 al 2009 al S.Chiara la Ru486 è stata utilizzata 379 volte su un totale di 1354 aborti, vale a dire in meno del 30 per cento dei casi. Negli ultimi due anni, anzi, l’uso della pillola si è ridotto a 33 casi nel 2008 (contro i 260 aborti chirurgici) e 51 nel 2009 (contro i 231 interventi chirurgici). Il totale degli aborti anno per anno al Santa Chiara registra un calo: se nel 2007 sono stati 407, l’anno dopo sono passati a 293 fino a 282 nello scorso anno.
Sull’introduzione della Ru486 la polemica presenta aspetti contraddittori. I nuovi governatori del centrodestra (della Lega in particolare) hanno minacciato di bloccarne la distribuzione, imputandole una “banalizzazione” dell’aborto rendendolo più facile e quindi non sufficientemente meditato. I favorevoli, oltre ad appellarsi alla legge, vedono invece nell’obbligo di somministrazione in regime di ricovero un ulteriore ostacolo nell’applicazione della legge e mette in difficoltà quelle donne che, presa la decisione, non possono “permettersi” la permanenza di tre giorni in ospedale. Il vero problema - come ha detto anche il primario Arisi - sta ben più a monte. Va creato e curato un percorso che metta la donna nelle condizioni ottimali per prendere una decisione cosciente e che le offra effettive risposte diverse dall’ultima e più drammatica scelta che è l’aborto.