Terreni in quota, ecco una nuova strada

Presentati gli interventi di consolidamento dei muri a secco per recuperare i campi abbandonati sopra Villa Lagarina



VILLA LAGARINA. Una nuova strada per nuovi appezzamenti in quota. Sono stati svelati nel convegno di sabato a Castellano i lavori per il recupero della strada poderale che collega la frazione di Villa con l'abitato di Patone. L'intervento rientra nel progetto provinciale di recupero delle strade collinari in destra Adige e ora, dopo l'intervento delle ruspe quasi 4 chilometri di strada rurale e relativi terreni posti appena sotto il paesino sono stati rimessi a nuovo consolidando i muri a secco già esistenti e aggiungendo i tratti mancanti, aggrediti dall'avanzata della vegetazione. Quando necessario, le strade sono state puntellate col cemento e protette con un guard rail in metallo e legno per evitare il trasporto di materiale a valle a seguito delle piogge. Il costo, completamente a carico della Provincia, è di 1,6 milioni di euro.

Le nuove vie e relativi muri di contenimento permetteranno di tornare a coltivare una grande quantità di terreni (divisi in un numero ancor maggiore di proprietari) che sono stati progressivamente abbandonati dai contadini che hanno preferito forme di lavoro più redditizie. Ne hanno parlato in questa chiave gli esperti radunatisi nel teatro di Castellano. Guidati dal docente Massimo De Marchi gli archeologi del Museo civico di Rovereto hanno spiegato come la zona sia popolata e coltivata fin dall'età del bronzo, Maddalena Ferretti e Donatella Murtas hanno chiarito perché sono stati abbandonati i campi, come sia possibile recuperarli e che i terrazzamenti sono una pratica diffusa in tutto il mondo e che vadano tutelati e recuperati. Il concetto finale è che l'opera dell'uomo non ha sempre un impatto negativo sull'ambiente e che questo recupero, a detta di tutti gli esperti presenti, migliora l'ambiente e offre un'opportunità di svolgere una nuova attività cambiare la propria vita, scegliendo un ambiente più sano e un'attività sostenibile. Questo sulla carta. La realtà è che i nuovi campi a disposizione fanno gola a molti viticoltori, che magari vedono i propri appezzamenti in valle diminuire a vista d'occhio quando non scomparire per gli interessi dei costruttori. Tanto che sui campi in questione, a prescindere dalle dimensioni, si é già scatenata la caccia dei latifondisti, alla ricerca di nuovi spazi per impiantare le loro viti, ora che coltivarli è diventato comodo. Appare difficile, quindi, che si realizzi quanto prospettato dagli esperti che vedono numerose richieste di piccoli terreni da coltivare in quota e nuove colture per mettersi sul mercato. Un concetto ribadito anche dall'assessore provinciale Mauro Gilmozzi: «Non illudiamoci che la gente possa scegliere di coltivare i campi per hobby o semplicemente per piacere. Se attraverso l'utilizzo di questi campi non ci sarà una possibilità di lavoro o un miglioramento della qualità di vita difficilmente la gente abbandonerà le proprie attività in valle per trasferirsi in montagna». (pa.t)

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