Tabaccaia nei guai per furto
Si sarebbe intascata parte dell’incasso e le vincite dei gratta e vinci di un esercizio di Predazzo
TRENTO. In poco più di un anno sarebbe riuscita a rubare 337 mila euro. Soldi sottratti dalla cassa della tabaccheria per la quale lavorava, a Predazzo e derivanti dalla vendita di sigarette e gratta e vinci. Si intascava anche le vincite immediate. Per questo motivo è finita a processo con l'accusa di furto pluriaggravato una donna di 37 anni di Predazzo.
A presentare le denuncia il titolare della tabaccheria per la quale lavorava. Alla donna la Procura contesta anche tre aggravanti, quella di aver cagionato un danno di rilevante entità, quella di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d'opera e, infine, di aver agito con destrezza perché la donna avrebbe spento le telecamere di sorveglianza mentre agiva. Ovviamente, visto che il processo è appena iniziato ieri, si tratta di accuse tutte da dimostrare.
Gli ammanchi si sarebbero verificati tra l'1 ottobre 2011 e il 24 ottobre 2012, anche se nella sua denuncia il titolare della tabaccheria non esclude che la dipendente possa averlo derubato anche da prima. Secondo i calcoli del datore di lavoro, la dipendente si intascava dagli 8 mila ai 10 mila euro al mese, almeno. L'uomo venne avvertito dalla sua banca che qualcosa non andava nei conti della sua rivendita. Così ha fatto un primo controllo e ha visto che da molti mesi la sua attività non aveva più fondi di magazzino, mentre in precedenza alla fine del mese avanzava circa il 25 per cento delle sigarette acquistate. Così, il titolare della rivendita ha iniziato a sospettare che qualcuno si appropriasse di parte dell'incasso. Per questo motivo, ha messo una telecamera nascosta che inquadrava il bancone e il registratore di cassa.Le immagini venivano registrate da un apparecchio pòroprio sotto al bancone. E' passato qualche giorno, i conti continuavano a non tornare, ma dalle immagini non emergeva niente di strano. Così, il titolare della tabaccheria ha nascosto un'altra telecamera negli scaffali dietro il bancone. Dalle immagini di questa seconda telecamera è arrivata la sorpresa. Si vedeva la dipendente infedele che non appena arrivava al lavoro spegneva il registratore della prima telecamera. Ecco così spiegato il mistero. A quel punto, il titolare della rivendita si è messo in turno insieme alla sua dipendente per cercare di capire come facesse. L'uomo ipotizza che la sua dipendente non battesse lo scontrino per sigarette e gratta e vinci, come del resto è previsto dalla normativa, e poi, una volta passato il prodotto venduto al lettore ottico, cancellasse la riga relativa alla vendita dal programma di gestione del magazzino. In questo modo, il bene venduto scompariva letteralmente e la dipendente poteva intascarsi tranquillamente l'incasso relativo. Ovviamente, anche queste sono solo supposizioni e sarà il resto del processo a chiarire come sono andate effettivamente le cose. Il titolare sostiene di aver ricontrolato i conti dell'anno precedente e di aver scoperto che ogni mese mancavano dagli 8 ai 10 mila euro e in certi casi anche di più.
Il calcolo degli ammanchi è stato fatto basandosi sulla merce comprata dalla tabaccheria e poi facendo la differenza con quella venduta. Ieri si è aperto il processo che è stato rinviato a settembre.
(u.c.)