Strigno: soldi spariti, saltano le indennità
Il Comune rischia il default e accusa l’economo indagato. Per tappare il buco sindaco e consiglieri rinunciano ai compensi
STRIGNO. Economo dalle mani lunghe... e anche "pasticcione". Già perché il responsabile del servizio finanziario, attualmente sospeso dal lavoro e indagato dalla Procura della Repubblica per peculato (si sarebbe alzato lo stipendio e avrebbe intascato soldi in contanti), compilava il bilancio con gran confusione, inserendo entrate e uscite nei posti più disparati. Sistemandolo, sono emerse passività pregresse per un totale di poco meno di 300mila euro. E si è dovuto correre ai ripari per tamponare questo sbilancio, tanto che per dare un segnale, l'intero consiglio - sindaco e giunta compresi - ha deciso di rinunciare all'indennità di carica e gettoni di presenza da qua a fine mandato.
Diverse le persone in sala. Il punto in questione erano alcune variazioni per l'assestamento del bilancio di competenza 2014, con il segretario Vittorio Dorigato che ha spiegato come, a causa dell'inchiesta in corso, questo non si era potuto fare entro il termine fissato al 30 novembre, con la Provincia che ha dato la proroga al 20 dicembre. «Questo lavoro veniva svolto dal dipendente sospeso e abbiamo trovato difficoltà nel capirne il metodo di lavoro. Abbiamo riscontrato grande confusione, voci nei posti più disparati, e dovuto azzerare tutti i titoli d'entrata, ricollocandoli poi nei posti giusti. I pagamenti fatti non si potevano annullare, ma abbiamo dovuto azzerare alcuni investimenti. Siamo nelle condizioni in cui il Comune non può fare debiti, non può accendere mutui», ha spiegato. Ne è emersa una gestione tecnico contabile disastrosa, che vede 91.500 euro di passività relative al 2014: uno sbilanciamento dovuto a una sovrastima delle entrate, che verrà finanziato dalla Provincia attraverso il fondo perequativo speciale che andrà in delibera in giunta provinciale il 29 dicembre.
Con questa operazione l'assestamento 2014 si chiude in pareggio, anche se solo col consuntivo, a inizio 2015, si sarà in grado di capire se ci sarà un disavanzo di amministrazione. Ai 91 mila euro del 2014 vanno ad aggiungersi però 195mila euro di passività pregresse (nel 2013 e precedenti) su incassi effettuati: di questi 115mila riguardano certificati verdi che dovevano essere ripartiti con i Comuni del Consorzio di Rava, 64mila invece sono canoni di depurazione dell'acqua che andavano versati alla Provincia. Posizioni debitorie che saranno inserite nel bilancio 2015, a cui il Comune deve far fronte con fondi propri: in tal senso ha previsto un piano di rientro ricorrendo al fondo investimenti minori per 150mila euro, all'uso di sovracanoni Bim per 26.500 e attraverso la parziale cessione delle quote della Centrale del Chieppena al Bim per poco più di 18mila, stanziamento questo che ha trovato la contrarietà delle minoranze. Tra le condizioni previste dalla Provincia per il piano di rientro, un aumento delle aliquote qualora il Comune non riesca a coprire i 195mila euro. Una sorta di clausola di salvaguardia.
«Impensabile sopperire a un disastro amministrativo imponendo tasse ai cittadini. Stiamo scherzando? Non possiamo accettare questa condizione. E il revisore dei conti esterno, come ha fatto a non accorgersene? Sono allibito», ha attaccato Roberto Pauro. Dalla maggioranza la garanzia che non si alzeranno le tasse, quindi la proposta di Pauro: rinunciamo tutti a indennità e gettoni di presenza da qui a fine mandato e devolviamo i nostri compensi per coprire per quanto possibile le mancanze di bilancio. Proposta che è stata accolta all'unanimità (se n'era parlato anche in maggioranza, con l'assessore Pedenzini che aveva già ufficializzato la rinuncia in mattinata). Il punto è quindi passato, dopo una breve sospensione, con il no della minoranza. Se così non fosse andata, «il Comune rischiava il dissesto finanziario, veniva sciolto e commissariato», aveva spiegato poco prima il segretario, rispondendo al consigliere Dino Paterno.