Stanchina si fa largo tra i big politici
Il presidente della Circoscrizione di Ravina guadagna posizioni nella classifica dei potenziali successori di Dellai
TRENTO. Il renzismo avanza inesorabile anche nella graduatoria dei favoriti per la corsa a piazza Dante per quanto riguarda la nostra iniziativa. Le “primarie virtuali”mettono tra i papabili alla successione di Dellai anche Roberto Stanchina, 35 anni, informatico in Provincia agli enti locali, sposato da un anno. I voti arrivati tramite tagliando o attraverso il sito gli attribuiscono 33 preferenze, poco sotto il capogruppo del Pd in consiglio provinciale Luca Zeni. Politicamente è impegnato come presidente della Circoscrizione di Ravina-Romagnano, è nel coordinamento cittadino del Pd, ma soprattutto è un sostenitore della nuova politica proposta dal sindaco di Firenze Matteo Renzi. Non a caso è nel comitato che darà vita ad un primo importante appuntamento a sostegno di Renzi per questa settimana.
Presidente, perché Renzi?
Perché ha portato quest’idea forte di mettersi a disposizione per un tempo limitato, portando la propria esperienza ma senza intendere la politica come una professione. Ma solo attraverso un cambio generazionale. Perché le forze nuove ci sono. Ci sono molti giovani che oggi sono assessori, sindaci o presidenti delle Comunità di valle. Sono forze nuove che possono dare il loro contributo.
Pacher va rottamato allora?
Pacher può dare molto, ma deve essere scelto. Sono certo che lui sarà disponibile.
Ma perché la fissa dei giovani?
Abbiamo bisogno di una politica che non guardi solo ai prossimi due anni, ma ben più in là.
Finora la politica è stata gestita così?
Non denigro assolutamente il passato. Qui sono state fatte ottime cose e il centrosinistra ha governato bene. Speriamo anzi che possa essere ancora il centrosinistra a portare avanti l’esperienza.
Quale sarà il primo impegno del prossimo presidente della Provincia?
Senza dubbio l’autonomia. E’ la sfida principale dell’immediato futuro. Serve un’autonomia aperta all’esterno, capace di esportare un modello che, al di là delle polemiche, ci viene riconosciuto da tutte le classifiche che ci vedono ai primi posti per qualità della vita. E poi c’è il terzo statuto da portare a casa. Per fare questo serve una coalizione forte, compatta, che guardi all’Europa.
E un presidente, quali qualità deve avere?
Deve avere un carattere forte, capace di dialogare con le altre regioni e di fare squadra. Non deve rinchiudersi in decisioni solitarie.
Caratteristiche che lei ha?
Direi di sì, ma prima di arrivare all’università devo fare le superiori. Mi sono iscritto e sto studiando. Nella nostra classifica non ci sono solo politici, ma anche imprenditori.
Lei ritiene che anche il mondo industriale potrebbe offrire un buon presidente?
Credo proprio di sì. Deve essere una persona che parla con la gente, che sia umile e sappia ascoltare. Può essere anche un imprenditore, perché no?
Inutile chiederle cosa pensa delle primarie nel suo partito...
Non capisco queste titubanze e queste indecisioni. Le primarie nel Pd sono previste dallo statuto. Punto. Perché c’è il dubbio se farle o no?
Muore dalla voglia di dirmelo lei.
Certo, perché qualcuno ha paura di essere tagliato fuori da questo meccanismo e allora preferisce altre strade, altre scorciatoie. Chi teme di restare escluso non vede bene le primarie, la libera scelta. Invece noi chiediamo di fare un piccolo passo indietro a tutti. A favore dei giovani. I giovani non aspettano più. Ci sono e vogliono dare il loro contributo con idee nuove e prospettive a lungo raggio. Ma questo non vuol dire buttare a mare l’esperienza degli “anziani”, i quali invece possono dare il loro prezioso contributo anche senza per forza essere seduti sulle poltrone del Palazzo.
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