Slogan e tante frasi fatte: studenti delusi dai candidati 

Ieri l’incontro al liceo Rosmini per parlare dei temi della scuola: quattro minuti a testa che, però, si rivelano refrain che non scaldano il cuore dei ragazzi 


di Alice Sommavilla


TRENTO. Per esserci, i ragazzi, ci sono. L’aula magna del liceo Rosmini conta parecchie sedie vuote, ma tutto sommato un buon numero ha risposto all’appello della Consulta provinciale, che ha organizzato l’incontro tra studenti e candidati “Per avere un confronto sui temi più importanti legati all’istruzione” spiega Giacomo Pangrazzi, che della consulta è il presidente. I delegati di partiti e coalizioni in campo ci sono tutti, i ragazzi, come dicevamo, anche, e, se i loro visi sono coerenti con la carta d’identità, appare evidente che la maggior parte di loro non potrà sfruttare il proprio diritto di voto prima di qualche anno. Avrebbe potuto essere un’occasione per parlare a questi ragazzi non come a possibili elettori in vista del 21 ottobre, ma come a giovani che, se hanno scelto di essere qui, significa anche che hanno voglia di capire cosa riserverà loro il futuro. Un’occasione sprecata. Perché, di fatto, quella che avrebbe potuto assumere toni molto più entusiasti ed empatici, si è rivelata essere l’ennesima carrellata di spot elettorali. Uno dopo l’altro, per quattro minuti tassativi, i candidati snocciolano una serie di refrain e frasi impostate perfette per un comizio o un talk show politico, ma non per parlare al cuore e alla pancia di adolescenti che si stanno affacciando con la doverosa curiosità, alla cosa pubblica. Ed ecco che iniziano i primi bisbigli, le prime chiacchiere sottovoce, gli smartphone che fanno capolino dalle tasche di chi, ai tecnicismi e all’ennesima ripetizione dello stesso concetto, preferisce andare a spulciare gli ultimi aggiornamenti del proprio profilo Instagram. Dal candidato che ripete almeno una cinquantina di volte “quando avevo la vostra età” come se avesse sessant’anni e non una dozzina scarsa più della platea; alla candidata che sostiene con forza la necessità di nuove proposte ma, di fatto, non ne propone. Le domande preparate dai ragazzi arrivano chiare, precise. Chiedono risposte brevi, concise, che vadano dritte al punto perché alla loro età non c’è tempo per perdersi in chiacchiere, specialmente su ciò che li riguarda più da vicino. Ma i candidati faticano a riempire i loro quattro minuti senza perdersi in digressioni o preamboli che li portano spesso a sforare il tempo, lasciando i quesiti senza risposta, mentre i ragazzi che sono giovani, ma non scemi, si scambiano degli sguardi che si possono grosso modo riassumere come un: “e quindi?”. Le frasi sono belle, gli slogan perfetti, ma non bastano. Che peccato.













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