Rovereto, fa pipì su una vetrina: assoltoperché il bisogno era impellente
Il giovane era stato sorpreso dai carabinieri all'uscita di un locale. Denunciato e rinviato a giudizio per atti contrari alla pubblica decenza, è stato prosciolto: le toilette del pub erano affollate e lui non riusciva più a trattenersi
ROVERETO. Del suo caso si sono occupati in molti, come ha detto il difensore Alessio Giovanazzi: i carabinieri che lo hanno sorpreso di sera mentre orinava sulla vetrina del negozio Almaplena di Rovereto, in Trentino, gli uomini della polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini, il giudice che lo ha rinviato a giudizio, gli impiegati degli uffici giudiziari che hanno passato la pratica fino al processo, che si è chiuso ieri mattina. Con un sostanziale perdono: per il ragazzo infatti il giudice Daniela Longo ha decretato il «non luogo a procedere per la tenuità del fatto».
Come dire, tanto rumore per nulla. Il ragazzo, già durante la scorsa udienza dal giudice di pace, aveva spiegato che quella sera si trovava al pub Einstein con amici e che dopo qualche birra la necessità di liberare la vescica si era fatta sentire sempre più impellente. Ma il locale era molto affollato e con esso anche le toilettes.
Lo hanno garantito diversi clienti e financo il gestore del pub della galleria ex Chesani. Il ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, ha atteso che i bagni si liberassero, ma a un certo punto non ce l’ha più fatta ed è uscito in cerca di un luogo appartato.
Ma girato l’angolo, la sensazione di non farcela più a trattenersi ha avuto la meglio. E il diciottenne, perdendo ogni inibizione, ha sbottonato la patta mingendo sulla vetrina del negozio, in barba alle borsette e ai monili ben illuminati in esposizione. Una sensazione liberatoria che è durata poco: il tempo di girarsi e si è trovato di fronte due carabinieri che osservavano la pozzanghera di urina davanti ad Almaplena.
Il seguito è intuibile: il ragazzo viene denunciato per atti contrari alla pubblica decenza. Rischiava una multa, ma che di fatto è una condanna penale, un precedente importante che pregiudica anche la sua futura vita professionale. Il giudice Longo ha chiuso salomonicamente un occhio, concludendo che forse in questo particolare caso non valeva la pena di applicare la legge in maniera restrittiva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA