Rimborsi & indennità, i politici tutto gratis

Il caso nazionale scoppiato per i funerali gratuiti in Veneto. Ma qui la Lega li ha fatti togliere


Gianpaolo Tessari


TRENTO. Tutti a meravigliarsi. Titoloni sui giornali di mezz’Italia: i consiglieri del Veneto si sono votati una legge che prevede il proprio funerale a spese dell’ente pubblico il giorno in cui passeranno a miglior vita. Ma per i nostri consiglieri il funerale è un privilegio già acquisito e, dal’94, morto e sepolto, assieme alla mazzetta dei giornali gratuiti, dopo una battaglia voluta e vinta dalla Lega Nord. Ma niente paura: la lista dei benefits per i nostri eletti in Provincia è pur sempre ricca, ricchissima. Prevede una cospicua indennità (6700 euro netti al mese), rimborsi a go-go, vitalizi, prebende. Un bengodi variegato nel quale non mancano le sorprese, compresa una buona uscita di circa 30 mila euro che rende meno amaro il giorno in cui, finito il mandato, i nostri eletti tornano al tran tran di una vita normale.

Privilegi o strumenti per consentire ai nostri legislatori di operare al meglio? Vediamo: l’indennità (che già comprende la diaria) non è più l’80 per cento di quella dei parlamentari. E’ stata sganciata ma si rivaluta comunque ogni anno del tasso Istat. L’indennità, ora di 6700 euro netti al mese, viene aumentata di un altro 50 per cento al presidente della giunta provinciale ma anche al molto meno esposto presidente del Consiglio. Un 30 per cento in più in busta paga va ad ogni assessore e pure al vicepresidente della giunta. Poco meno anche per il vicepresidente del Consiglio, con un 25 per cento in più, oltre all’indennità. Anche per i segretari questori (per capirci i membri dell’ufficio di presidenza del Consiglio) c’è un ritocchino di stipendio: un 12.5 per cento. Sempre in più, ovvio. Da noi non sono previsti stipendi per i cinque presidenti di Commissione permanente che, comunque, ricevono un computer portatile in usufrutto. Le commissioni si riuniscono svariate decine di volte a stagione: solo quella per l’Europa, la sesta, aggiunta al mazzo in questa legislatura, ha lavorato pochino, sette convocazioni in tutto. Vabbè.

Ad ogni modo per ogni convocazione è previsto per ciascun consigliere il rimborso chilometrico (come poi vedremo), 25 euro di gettone di presenza e altri 25 euro per mangiare un boccone. Chicca: ogni consigliere, anche se non fa parte di una commissione, può seguirne i lavori. In quel caso non ha diritto al rimborso chilometrico ma al gettone di presenza e al rimborso del pranzo sì. Le malelingue assicurano che più di un politico, in prossimità del mezzogiorno, si appassioni ai lavori delle commissioni altrui. Avanti. Il politico viaggia in auto per raggiungere Trento e muoversi poi nelle valli: ogni anno ha diritto a 6000 chilometri rimborsati dalla Provincia senza pezze d’appoggio, se non super generiche, e che nessuno contesta. Ogni chilometro viene pagato un terzo del prezzo di un litro di benzina. Per i capigruppo è previsto un altro bonus chilometrico e, pure, un computer portatile in usufrutto. Ma non divaghiamo: per chi viaggia c’è la voce trasferta, ovvero sino a 20 giorni all’anno, con un rimborso di 200 euro al dì.

Basta? Ma nemmeno per sogno. Per i nostri consiglieri c’è la tessera di libera circolazione lungo tutta l’asse dell’Autobrennero, il parcheggio gratis e riservato nel piazzale della Regione. Saliti ai piani superiori, alla buvette, il caffè ai politici costa 20 centesimi (a tazza) in meno che ai comuni mortali. C’è il doppio listino: se si è tra gli eletti il caffè costa 72 centesimi, se si è esterni lo si paga, a sorbirlo in piedi, alla staffa, 90 centesimi. L’indennità al lordo, sono 11 mila euro, viene utilizzata al meglio: con una trattenuta del 10 per cento si alimenta un fondo che a fine mandato, dipende dal rendimento, assicura una buona uscita di 25-30 mila euro. Un altro 21 per cento viene utilizzato per la previdenza del consigliere: quello che un tempo, con una brutta parola, si chiamava vitalizio. Ricco e facile da ottenere quello in vigore per gli eletti sino al 1993. Si è poi sterzato con una formula molto più restrittiva sino al 2003. Allora per ricevere una previdenza, anche se parametrata agli anni passati in Consiglio, bastò di nuovo una legislatura. Una finestrella.













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