TRENTO

Prodotti ancora in vetrina mesi dopo la chiusura

Il triste spettacolo offerto dall’ex sede di Carrefour, inaugurata tre anni fa I residenti nella zona: «Sarebbe stato meglio fare una donazionei»


di Claudio Libera


TRENTO. Una vetrina chiusa da mesi che espone ancora i prodotti (deperibili) di allora. Nell’ottobre di tre anni fa si “enfatizzava”, l’avvenimento, annunciando che il colosso francese Carrefour, che nel 2011 aveva fatto segnare un fatturato mondiale pari ad oltre 90 miliardi di euro, arrivava, seppure solo con un negozio di vicinato ed in alleanza con il gruppo Fd, marchio Essere Benessere, in via Brennero, al posto del negozio Blockbuster, chiuso dopo “lenta agonia”, alcuni mesi prima. Si trattava, proseguivano gli annunci, di un formato che univa parafarmacia e piccolo negozio per la spesa di tutti i giorni, senza bancone affettati, della frutta e verdura fresca ma che intendeva intercettare chi faceva i piccoli acquisti quotidiani non programmati.

L'attesa, per molti consumatori, riguardava secondo i responsabili, in particolare il livello dei prezzi applicati sui beni di prima necessità, che altrove, con la formula di quello che veniva definito city store, fu abbassato al livello della grande distribuzione organizzata. C’erano pure i farmacisti di Essere Benessere a disposizione del pubblico ed in oltre 200 metri quadri di superficie, insieme all'aspirina ed a tutti i prodotti di parafarmacia, anche pasta e prodotti alimentari per le esigenze della spesa di tutti i giorni e poi libri, accessori per il benessere quotidiano, lampadine.

Come spiegava l’azienda, l'orario, che altrove era 24 ore su 24, a Trento sarebbe stato limitato dalle 8.30 alle 19.30 per sei giorni alla settimana, con chiusura domenicale. Per Carrefour Italia, che allora era presente in 19 regioni, l'apertura rappresentava la copertura dell'ultima zona che era rimasta priva dell'insegna del gruppo francese. In Italia erano oltre 23.000 le persone che lavoravano negli oltre 1.300 punti vendita, dei quali 450 diretti ed oltre 860 in franchising.

Ora, a quasi tre anni da quella tanto decantata apertura, le sporche vetrine del supermercato, a due passi dalla chiesa di San Martino, sono tristi occhi vuoti, o meglio, quasi vuoti, sulla via. Offrono una brutta immagine di sé i panettoncini, i piccoli pandoro, le merendine, i biscotti, le cioccolate ed altri articoli più o meno deperibili. Ed in fondo, sugli scaffali, la pasta, il riso e varie altri alimenti confezionati. A terra, accumulata, la posta che nessuno da mesi ritira.

I residenti, mai davvero entrati in sintonia con questa realtà commerciale, si chiedono il perché non tanto della chiusura, che poteva essere messa in preventivo vista l’impossibilità di parcheggio per non parlare della crisi che ha imperversato negli ultimi anni, quanto del fatto che gli alimenti non siano stati ritirati o meglio donati, invece che restare tristemente abbandonati sugli scaffali bui del negozio di uno dei rioni storici della città. Dove un tempo transitava l’Adige, coi suoi zatterieri che trasportavano alacremente le merci a destinazione.













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