«Primarie tradite», nel Pd scoppia il caso

Pradi (Prossimatrento): «Svilito l’impegno». Ferrari: «Mancano le donne»



TRENTO. Primarie tradite, scoppia il caso anche in Trentino. Se ne fa interprete Andrea Pradi, ricercatore della Facoltà di giurisprudenza, che dalle pagine web del gruppo Prossimatrento parla della scelta dei candidati parlamentari del Pd e, che non terrebbe conto «dei principi di trasparenza, partecipazione e condivisione che abbiamo voluto affermare proprio con le primarie, ma soprattutto sviliscono l’impegno ed il lavoro di chi il 29 e il 30 dicembre, in pieno periodo natalizio, si è recato ai seggi». Il minimo segno di rispetto verso la volontà degli elettori e il lavoro dei militanti, insiste Pradi, sarebbe «che il risultato delle primarie per la composizione della sola lista per la Camera venisse onorato e che non venisse premiato chi avrebbe avuto l’obbligo, anche morale, di sottoporsi alle primarie perché “derogato”, e non lo ha fatto». Il riferimento a Gianclaudio Bressa è voluto, precisa Bressa, che cita anche il caso di Elisa Filippi: «Lei quelle primarie le ha vinte con merito, perché oltre ad essere brava e competente è anche una giovane donna, impegnata e appassionata e queste sono doti che servono tanto in campagna elettorale. Vederla retrocessa ad un posto in lista che non la garantisce è svilente, per lei, ma soprattutto per noi che abbiamo portato avanti tanto le istanze del rinnovamento della classe dirigente».

Nel merito della composizione delle liste interviene anche la consigliera provinciale Sara Ferrari. La quale osserva come «quando sono gli elettori ad esprimere le proprie preferenze, le donne e i giovani emergono (ne sono testimonianza gli esiti nazionali e locali), quando invece sono i consessi interni ai partiti, magari al 99% maschili come la foto del tavolo della coalizione di lunedì rivela, emergono solo candidati uomini». Anche Ferrari cita il “caso Filippi” come esemplare: «Se Elisa sarà al quarto posto della lista, il Pd del Trentino rischia di portare alla Camera un solo deputato, uomo». Ancora più inaccettabile, insiste la consigliera, «l'ipotesi che i tre posti delle candidature al Senato vadano a tre uomini, perché si calpesterebbe un principio valido e fondante per il Pd, quello della rappresentanza di genere, cioè del riconoscimento della necessità del contributo femminile». Indispensabile, conclude la Ferrari, «che il Pd del Trentino chieda alla coalizione di centrosinistra di farsi carico anche del saper riconoscere questo valore, che gli elettori hanno indicato con forza».













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