Ponte rock tra Trentino e Lettonia

Un batterista trasferitosi da Trento a Riga organizza «tour» nei pub per le band locali


Carmine Ragozzino


TRENTO. Si chiama Gonzalo Sepulveda. Mezzo cileno, mezzo trentino. Ha un cognome - Sepulveda - ingombrante. Il cognome del Luis scrittore e regista «mondiale».
«Ma quel Sepulveda - dice Gonzalo - non è mio parente, e troppe volte a Trento ho dovuto spiegarlo a chi mi chiedeva se avevo a che fare con quel mito della sinistra non solo letteraria».
Alla precisazione il 33enne Gonzalo ci tiene. «Sì - spiega - perchè io ho un solo credo: il rock. L'ho suonato. Lo suono. E ora vorrei farne un lavoro». E su questo «campare di rock», Sepulveda, (Gonzalo), sta conquistando notorietà nell'affollato universo dei gruppi trentini che s'arrabattano per trovare, con fatica, quei palchi che non vanifichino infinite sessioni di prove al Centro Musica di Trento. O altrove. E Gonzalo? «Venite all'estero», propone. Lui organizza un intrigante «Rock in Riga» che ha già visto una formazione trentina esibirsi e che, sull'onda, sta suscitando l'interesse di altre band.
«Rock in Riga» è il ponte che Sepulveda prova a costruire tra Trentino e Lettonia. E Riga - capitale del paese Baltico che sta conquistando una nomea di «tendenza» per gli spazi di creatività e aggregazione offerte ai giovani - è la nuova patria di un ragazzo che a Trento si era fatto conoscere per i colpi secchi della sua batteria in gruppi come «Cambio» o «Ski Ward».
A Riga il buon Gonzalo s'è stabilito per amore. L'amore per una ragazza conosciuta dopo un viaggio nella vicina Finlandia. E l'amore solido per il «calore» che un posto immaginato freddo e grigio regala, (e sono mille e mille colori), a chi suona, fa arte, crea.
«Qui - spiega al telefono da Riga - c'è un'immensa disponibilità da parte dei locali, dei club, degli innumerevoli luoghi di spettacolo. Tutti aprono le porte ai concerti di band note ed ignote. E se qualcuno arriva "da fuori" è una festa».
E così la «scoperta» di Gonzalo è diventata intraprendenza grazie ai contatti con quel Centro Musica che quando era a Trento frequentava con assiduità. C'è la stesura di un'«offerta» da proporre ai gruppi trentini che volessero provare l'esperienza. E cioè, viaggio, due concerti, tour della città, assistenza, eccetera. Il tutto a 140 euro a persona, escluso il viaggio, (che costa però, low cost, una quarantina di euro). Una boutade? A registrare la felicità dei Rock Village, il primo gruppo trentino che ha «sperimentato» il rock tour, la faccenda è seria. «Un'accoglienza così - hanno spiegato i Rock Village al ritorno - te la sogni. E non è solo per la perfetta organizzazione di Gonzalo. Suonare in un paese così affamato di musica è entrare dalla porta principale in un altro mondo rispetto al nostro. La gente viene nei locali per ascoltare chi suona e non solo per bere e stravolgersi. Ti ascolta, vuole conoscerti. Ci è sembrato di essere i Rolling Stones».
Gonzalo Sepulveda ha la spiegazione: «C'è una cultura diversa. Più aperta, più curiosa. E c'è un gran bisogno, specie per i tanti ragazzi che in Lettonia fanno musica, di misurarsi con esperienze diverse. I gestori dei locali sono preparati e disponibili. Tanto che sono pronti a mettersi in diretto contatto, per altre date, con i gruppi trentini ospitati».
E' un fiume in piena - un alluvione di entusiasmo e di fiducia - il cilenotrentino che sta in Lettonia. E d'altronde basta una foto per capire che forse non esagera. E' la foto di lui a Lepaja, altra città lettone «aperta» al rock trentino. In quella città portuale i monumenti sono mega batterie, chitarre elettriche, amplificatori. Un «nirvana» - come il gruppo di Kobaine - archiettonico simbolico che pare stia stuzzicando diverse band trentine. La vacanza concerto - d'altronde- ancora non l'aveva inventata nessuno.

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