Pd, candidature e primarie Lo spettro delle correnti
TRENTO. Renziani e bersaniani. In casa Pd le gloriose primarie del centrosinistra hanno regalato anche questi nuovi termini al vocabolario della politica. E se è vero che, archiviata la sfida per il...
TRENTO. Renziani e bersaniani. In casa Pd le gloriose primarie del centrosinistra hanno regalato anche questi nuovi termini al vocabolario della politica. E se è vero che, archiviata la sfida per il candidato premier, lo sforzo di queste ore è quello di stemperare le tensioni dell’ultima fase della competizione, anche nel Partito democratico trentino convivono oggi due anime ben distinte e con numerosi sospetti reciproci alimentati via via a colpi di scontri sulle regole oltre che sui programmi.
Lunedì sera, alla festa post-ballottaggio al Pedavena organizzata dal comitato per Bersani, sono stati invitati tutti, sottinteso renziani compresi. Clima sereno - racconta chi ha partecipato - anche se c’è stato chi (come l’assessore comunale Lucia Maestri, bersaniana) ha bacchettato via Facebook l’idea di una festa dei bersaniani («La festa è dell’intero Pd, anzi di tutto il centrosinistra»).
Alla faccia dei continui appelli alla sintesi e alla coesione da parte dello stesso Renzi, il rischio che si creino due correnti non è un solo un pericolo teorico. I comitati Renzi resteranno in piedi, assicurano i loro promotori. «Ma qualcosa dovrà cambiare - ha avvertito il giovane coordinatore del comitato Bersani Andrea La Malfa - perché finite le primarie la partita è un’altra, le elezioni vere, e il Pd la deve giocare unito. O ci contaminiamo, tra bersaniani e renziani, oppure si perde lo spirito delle primarie». E tutto, appunto, rischierebbe di finire in correnti.
Il primo banco di prova sarà, inevitabilmente, quello delle candidature per le politiche. Cui in Trentino seguiranno - a stretto giro - le candidature per le provinciali. In entrambi i casi c’è un punto che crea tensione dentro il partito e riguarda ancora una volta le primarie. Celebrate con successo a livello nazionale e quindi oggi rilanciate con ancora più forza dai loro sostenitori a livello locale.
Se fino all’altro ieri si litigava se fare o no le primarie per il candidato presidente della Provincia (e se sì aperte come vorrebbero il segretario Michele Nicoletti e il capogruppo Luca Zeni, o di coalizione?), oggi la divisione è tra chi vuole e chi non vuole le primarie per scegliere i parlamentari. Se, come tutto lascia pensare, a marzo torneremo a votare con le liste bloccate del porcellum, il Pd si è impegnato a dare in altro modo la parola ai cittadini.
Sono in tanti a volerle, segretario Nicoletti in testa, i renziani e molti bersaniani. A quel punto liberi tutti, addio paracadute e accordi di partito, e vinca il migliore. Tutti quelli che ambiscono ad un posto a Roma, bersaniani e non, saranno chiamati a misurarsi con il consenso a partire dai big, lo stesso Nicoletti, la consigliera provinciale Margherita Cogo (renziana, ma che c’azzecca con il ricambio generazionale che è stato il nostro cavallo di battaglia?, è la domanda che circola tra i sostenitori del sindaco di Firenze), l’onorevole uscente Laura Froner (fedelissima del segretario). Per i renziani trentini (Luca Zeni, Sara Ferrari, ma anche un ex come Gigi Olivieri) la partita vera sarà però quella delle elezioni provinciali, senza escludere che dopo l’abolizione della «porta girevole» che ha tagliato i posti disponibili, qualcuno (Andrea Rudari?) possa essere tentato dalle politiche. Di mezzo il probabile scoglio delle primarie. Ma su questo - ironizza un dirigente - «tempo qualche settimana e la divisione bersaniani-renziani sarà già un ricordo. State sicuri che torneremo ai nostri vecchi posizionamenti trentini, tra kessleriani e anti-kessleriani». E allora c’è chi potrebbe anche rimpiangere le etichette più recenti.
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