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Musica live, a Trento regole da cambiare

All’incontro con esercenti ed associazioni, l'assessore comunale Roberto Stanchina promette: «Basta parole, lavoriamo insieme»


di Paolo Piffer


TRENTO. Ha preso il via con una piccola provocazione l’incontro promosso dall’Arci al Café de la Paix sulla musica in città al quale hanno partecipato una cinquantina, forse più, tra rappresentanti di associazioni, musicisti, promoter, organizzatori e amministratori.

Sotto i riflettori l’assessore alle politiche economiche Roberto Stanchina a cui la giunta ha affidato il compito di coordinarsi con i colleghi della cultura e delle politiche sociali per cercare di venir fuori da un vicolo cieco in cui da troppi anni si è cacciata la città, incapace di trovare un equilibrio tra i diritti, spesso divergenti, di chi vuol starsene in pace a casa, non sopraffatto dai decibel, e i tanti ragazzi (e non), le migliaia di universitari (e non) dai quali tanti trentini ricavano ricchezza, che magari un po’ di musica vogliono sentirsela senza molte restrizioni, perlomeno non eccessive.

Alla ricerca, quindi, di una visione che spetta ai politici (e non a qualche dirigente) che finora pare proprio essere mancata (non da oggi, ma da anni) e che è tanto più necessaria se Trento punta ad essere capitale della cultura. Un paio di canzoni, si diceva, d’autore, per voce, chitarra acustica e fisarmonica a bocca. Piacevoli, gradevoli. Non certo disturbanti, pur se non autorizzate.

Siamo testimoni che i vigili non sono arrivati. Chi queste cose le ha seguite anche in passato non ha mancato di sottolineare di essere stato colto da un certo effetto straniante, quasi di ritorno al passato quando l’assessore alla cultura Andrea Robol (nella precedente giunta Andreatta) era arrivato ad indire quelli che questo giornale chiamò “gli stati generali della movida” promuovendo incontri su incontri, dibattiti a non finire.

Come spesso capita, la montagna partorì il classico topolino: un nuovo regolamento che ben poco cambiava su orari, autorizzazioni e via discorrendo. Tanto che le richieste di chi ha partecipato ieri all’assemblea sono state le stesse del 2013, quando il “Trentino” cercò di sensibilizzare e approfondire la questione: «Maggiore tolleranza dell’amministrazione, più chiarezza, meno atteggiamenti schizofrenici da parte di palazzo Thun».

Intanto, un documento di qualche tempo fa approvato dal consiglio comunale che chiede di mettere tutti, ma proprio tutti, attorno ad un tavolo è andato praticamente disatteso e l’assessore Stanchina ha dichiarato che “è necessario un cambio culturale”. Un altro documento è all’attenzione dalla commissione cultura. Bene. A dicembre di tre anni fa l’assessore Robol, che a quel tempo era “investito” della patata bollente, dichiarò, condensando i due concetti sopra ricordati: “Confronto con tutti, ma bisogna cambiare”. Siamo ancora lì. Con una differenza. Stanchina ha detto con forza che “è ora di smetterla di parlare di movida ma di porsi degli obiettivi e lavorare per punti in modo collettivo, senza scontrarsi. Da parte mia, massima disponibilità. Chiedo a tutti collaborazione”.

Auguri. Documento dopo documento, vuoi mai che questa sia la volta buona. Forse.













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