I COSTI DELLA POLITICA

La scure del governosu consigli e circoscrizioni

Mano pesante del governo Prodi sui tagli. Ma Dellai non vuole recepire la norma
«Questa è demagogia, ma sui Comuni si può ragionare. La sobrietà la decidiamo qui»



TRENTO. Romano Prodi ci è andato giù con mano pesante. Forse tirato per la giacca dai "vaffa" di Grillo, di sicuro alle prese con conti sempre più difficili da far quadrare, ha inserito nelle pieghe della Finanziaria varata l'altra notte provvedimenti shock come la rideterminazione del numero dei consiglieri comunali in base agli abitanti dei Comuni. E nei 223 campanili trentini, l'esercito dei 2800 rappresentanti eletti, subirebbe una robusta potatura. Ad esempio a Trento i consiglieri comunali da 50 potrebbero diventare 32. Non solo: è prevista anche la cancellazione delle circoscrizioni nei centri al di sotto dei 250 mila abitanti: sono 12 solo a Trento e da noi sparirebbero tutte.

Nel documento economico del Governo anche la riduzione delle comunità montane, oltre che tagli agli straordinari negli uffici pubblici: «Noi siamo autonomi e quindi non obbligati a recepire questa parte della Finanziaria. Siamo disposti a ragionare sulla riduzione dei consiglieri comunali, non escludo lo si possa fare, ma non sulla cancellazione delle circoscrizioni» frena il presidente della Provincia (e della Regione) Lorenzo Dellai. Che continua: «Vogliamo però ragionare serenamente al di fuori di questo clima da caccia alle streghe. Non è con lo spirito della demagogia che si danno risposte rispettose dell'opinione pubblica. Dal punto di vista economico è evidente che non è questo il punto, sembra piuttosto la volontà di dare un segnale all'opinione pubblica che chiede "sangue"». Continua il presidente: «Pur essendo autonomi, non ci vogliamo affatto sottrarre all'obbligo di sobrietà. A Roma si discute della riforma dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari, mentre noi questo passaggio l' abbiamo fatto già tre anni fa con legge regionale. Ed è un provvedimento avanzato che viene portato ad esempio. Nessuno questo lo ricorda. In una Finanziaria come questa, che risente del clima particolare, ci sono tante cose buone: come lo sforzo del governo di dare segnali sulle cose che contano veramente. E cioè gli aiuti alle famiglie, alle fasce sociali più deboli, lo sviluppo, le imprese. Ma ci sono anche delle cadute demagogiche. Come questa».

Presidente Dellai spieghiamo bene perché qui non si recepisce questa parte della Finanziaria.

«Per un motivo semplicissimo. Perché è fatta per le Regioni ordinarie e noi siamo una Regione autonoma. Sono norme che valgono per gli enti cui lo Stato trasferisce delle risorse, le due Province di Trento e di Bolzano hanno entrate proprie e su queste decidono appunto in autonomia. Noi dobbiamo rispettare i principi generali. Non si può essere autonomi a singhiozzo. Detto questo, aldilà degli automatismi e dei recepimenti obbligati vi sono delle ragioni di opportunità politica. E deve essere chiaro a tutti che noi contribuiamo eccome al risanamento dei conti dello Stato. Lo abbiamo già cominciato a fare da qualche anno, al di fuori di questo clima da caccia alle streghe. Non è con lo spirito della demagogia che si danno risposte rispettose dell'opinione pubblica. Si può ragionare serenamente, in un'ottica di legge regionale, sull'opportunità di ridurre il numero dei consiglieri comunali. Mentre dico da subito un no all'abolizione delle circoscrizioni. Provvedimento che mi pare una colossale sciocchezza».

Partiamo dalla questione del numero dei consiglieri: da noi in 223 Comuni ci sono 2800 consiglieri, un quarto donne.
«Non ci può essere un recepimento diretto perché questo aspetto è normato da una legge regionale. Nel quadro di una riforma generale delle istituzioni non escludo affatto che il tema si possa affrontare in sede regionale. Anzi credo sia opportuno farlo. Ma non mi si venga a dire che questo è un tema da affrontare nell'ambito dei costi della politica. Se fra qualche tempo, passata la buriana, qualcuno andrà a rileggersi i giornali di queste settimane si metterà a sorridere. Dal punto di vista economico è evidente che non è questo il punto, sembra piuttosto la volontà di dare un segnale all'opinione pubblica che chiede "sangue". Ma, ripeto, parlando con le rappresentanze dei Comuni, quello dei consigli comunali è un tema che si può affrontare serenamente».

E la cancellazione delle circoscrizioni?

«Abolire i consigli circoscrizionali in città come Trento e Bolzano, ma anche Rovereto, non avrebbe senso; sono strumenti di partecipazione e di democrazia e non si vede una buona ragione per abolirli. Io come è noto ho fatto il sindaco e non saprei immaginare il Comune di Trento senza le circoscrizioni. Poi, per carità, possono essere tante o poche ma io ricordo 12 piccoli "comuni" autonomi. Nei quartieri e nei sobborghi stanno facendo un lavoro prezioso. Poi lo so anch'io che un amministratore unico, una sorta di amministratore delegato costerebbe meno, forse. Ma con questa logica un tempo allora costavano meno anche i conti ed i baroni. Ma la democrazia è importante. In una Finanziaria come questa, che risente del clima particolare, ci sono tante cose buone: come lo sforzo del governo di dare segnali sulle cose che contano veramente. E cioè gli aiuti alle famiglie, alle fasce sociali più deboli, lo sviluppo, le imprese. Ma ci sono anche delle cadute demagogiche. Come questa».

Le comunità montane non ci riguardano, vero?

«Infatti. Da noi c'è tutta un'organizzazione diversa».

Torna in auge in queste ore anche il taglio del numero dei parlamentari.
«Impropriamente però. Queste sono riforme costituzionali, non c'entrano con la Finaziaria, e non si possono fare certo sull'onda dell'aria che tira».

In Finanziaria c'è il taglio del 10 per cento dei rimborsi ai partiti.
«Sono rimborsi elettorali: vorrà dire che (è una battuta) farà politica chi è ricco».

Presidente, non recependo queste norme non si darà altra voce a chi accusa le autonomie di essere delle privilegiate?
«Purtroppo questa aria che tutto che travolge ci fa dimenticare delle cosucce interessanti. Ci sono aspetti che dimostrano che noi, pur essendo autonomi, non ci vogliamo affatto sottrarre all'obbligo di sobrietà. E che su questo tema siamo partiti per tempo. Per esempio a Roma si discute della riforma dei vitalizi e delle pensioni dei parlamentari (e dubito molto che si arriverà in porto) e le tesi più avanzate sono esattamente quelle che abbiamo già deciso tre anni fa con legge regionale. Il passaggio a pensioni contributive ed il superamento di vitalizi privilegiati. Nessuno questo lo ricorda.

Prodi si è tagliato lo stipendio ed ha messo un freno alle spese del suo Ufficio. Però su questo vi eravate già mossi.

«Noi alla fine del 2005 abbiamo tagliato di un dieci per cento la mia indennità di presidente (e quella di tutti i membri di giunta) e del 30 per cento l'esborso annuo per le spese discrezionali. E le abbiamo continuate a tagliare del 30 per cento ogni anno, sino all'anno prossimo. E a chi, scherzo di nuovo, dice che mi potrei tagliare lo stipendio di un altro poco rispondo che non sono ricco di famiglia».

Sullo stop al precariato nella pubblica amministrazione, inserito in legge, la Provincia è in linea?

«Noi come è noto abbiamo da tempo accordi sindacali molto precisi per la stabilizzazione dei precari. Abbiamo fatto una legge lo scorso anno e la stiamo applicando: ci sono i concorsi».

Morale?
«Le Finanziarie da che mondo e mondo si valutano alla fine. Perché alla fine il governo presenterà, come è stato negli ultimi 30 anni, il famoso maxi emendamento che stravolgerà praticamente tutto».













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