La Provincia salva i Comuni spendaccioni
Spesa corrente, taglio massimo del 4%. Gilmozzi: «L'ultima volta, così non si va avanti»
TRENTO. Nessuno avrà un taglio delle risorse sopra il 4 per cento. La Provincia allenta i cordoni della borsa e ci mette altri 600 mila euro, quanto serve per «salvare» i 34 Comuni che sarebbero stati più penalizzati perché fuori dai costi standard. Pace fatta dunque dopo lo scontro scoppiato nei giorni scorsi tra municipi grandi e piccoli. La soluzione messa a punto tra la giunta delle autonomie e l'assessore provinciale Mauro Gilmozzi è stata approvata all'unanimità dal consiglio delle autonomie. «C'è chi in questo modo è pesantemente favorito», ammette il presidente Marino Simoni.
Ecco perché il patto prevede che i Comuni «graziati» quest'anno si impegnino ad un piano di rientro delle spese. «Così non si può andare avanti», avverte Gilmozzi. «Quadra trovata», come ha detto ieri il presidente Simoni. L'onere per la Provincia è finanziariamente leggero, circa 600 mila euro, poca cosa su un bilancio da 4,6 miliardi. Ma la partita era in verità politica. Piazza Dante interviene ancora una volta in soccorso dei Comuni che, con i tagli delle manovre nazionali e metà del gettito Imu da versare allo Stato, rischiavano di non riuscire a chiudere i bilanci. Per quest'anno il tetto massimo dei tagli viene fissato al 4%.
Chi sforava la spesa standard evita la mazzata. Per chi era sotto non cambia nulla. L'aiuto riguarderà complessivamente 34 Comuni su 217, con situazioni tra loro molto diverse: 20 sono quelli che avrebbero avuto un taglio sulla spesa corrente superiore al 5%, altri 14 quelli che erano tra il 4 e il 5%. «Il taglio medio per i Comuni trentini - ha ricordato Gilmozzi - si attesta al 2,3%», dato distante anni luce da quelli nazionali a doppia cifra dove la penalizzazione è tra il 12 e il 27% per i Comuni sotto i 5 mila abitanti, tra il 22 e il 37% per quelli sopra. L'assessore lo ha rimarcato con forza presentando ai sindaci l'intesa raggiunta, ricordando che il nuovo protocollo prevede un'invarianza di entrate per i Comuni sommando il gettito Imu e il fondo perequativo che andrà a sostenere chi incassa meno dalla nuova tassa sulle case.
Dei 13 milioni che spettano ai Comuni trentini come concorso al risanamento dei conti pubblici, 6 milioni sono legati alla capacità fiscale di ciascun Comune, mentre 5,6 milioni erano i tagli ripartiti in base alla virtuosità, chi è più lontano dalla spesa standard deve dare di più. Il 40% era già stato messo in carico a Trento e Rovereto, il resto sarà spartito gli altri. Ma con il nuovo tetto del 4%. L'intervento della Provincia sarà però solo per quest'anno. Il patto siglato con il consiglio delle autonomie prevede che entro il 2012 i Comuni debbano mettere a punto dei piani di efficientamento per avvicinarsi alla spesa standard.
Saranno «sorvegliati speciali» e dovranno essere aiutati - ha incalzato il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi - in questo processo di razionalizzazione. «Anche perché così non può andare avanti», ha detto Gilmozzi, ammonendo tutti che «l'unico ente che può governare il rientro verso l'efficienza sono le Comunità di valle, altrimenti sarà uno scontro di tutti contro tutti». Domani è prevista l'approvazione del protocollo e sul tavolo del consiglio approderà il tema della tassazione delle seconde case: l'intesa di massima era stata raggiunta sul 7,83 per mille su seconde case, fabbricati ad uso non abitativo e aree edificabili (lo 0,23 per mille in più dell'aliquota standard), ma qualche sindaco (ieri quello di Cimego) ha sollevato il problema della disparità di rendite catastali tra Comuni.