«La Lega? Folclore, non ci lascerà»

I parlamentari del Pdl sono sereni, Froner (Pd) preoccupata del clima


Robert Tosin


TRENTO. Alla Lega che detta le condizioni al Pdl non crede nessuno. Tra i berlusconiani l'impressione è che si tratti delle solite smargiassate date in pasto al popolo più naif del carroccio per tenerlo buono, piuttosto che un aut aut al governo. «Siamo abituati agli eccessi della Lega - commenta Giacomo Santini, Pdl - ma si tratta dei soliti accenti folcloristici, in qualche misura anche comprensibili. Bossi deve mantenere alta la tensione dei suoi, soprattutto dopo le ultime difficoltà e le crepe: le grida di secessione e le invocazioni a Maroni ne sono un esempio. Ma per fortuna anche nella Lega c'è gente intelligente che quando è a Roma a parlare di politica lo fa sul serio. Ma figurarsi se Bossi detta la scaletta al Pdl! Non scherziamo. Il riferimento di stragrande maggioranza nella coalizione siamo noi e su questo non c'è alcun dubbio. La Lega minaccia di andare da sola? E per ottenere cosa? Perderemmo noi, ma perderebbero anche loro e se ne tornerebbero nell'anonimato della minoranza. Questo lo sanno benissimo, quindi non vedo certo le richieste di Bossi come ultimatum o ricatti. I ministeri a Milano? Alla fine ci andrà qualche ufficio distaccato, magari di un certo peso. Di sicuro non i ministeri. Anche a Trento non è possibile una rottura, se non facendoci del male. Stare insieme serve anche alla Lega».  Anche Cristano de Eccher, l'altro senatore del Pdl, è convinto che Pontida sia stata solo coreografia. «Appunto - dice - teniamo conto di dove si trovava Bossi. Lì parlava alla base o doveva dare prospettive dopo gli ultimi risultati insoddisfacenti. Ma oggettivamente, la Lega dove potrebbe andare da sola? E' chiaro e lampante che è un partito alternativo al centro sinistra. E quindi? Non c'è verso, dobbiamo governare assieme. Poi, sinceramente, le richieste fatte da Bossi non mi sono tutte dispiaciute. La riforma fiscale per esempio è prioritaria. Bisogna trovare un meccanismo che permetta anche di arrivare ad una tassazione mirata sui beni di consumo non fondamentali, compensando in questo modo l'evasione. Poi è chiaro che dobbiamo prepararci per il 2013, partendo da una base solida. Che c'è, ed è formata da quei ministri che hanno un altissimo gradimento: Tremonti, Sacconi, Maroni».  Pessimista la deputata del Pd Laura Froner: «Non vedo coesione, non esiste. E dubito che questo porti risultati positivi. La prima risposta l'avremo domani (oggi, ndr) con il voto di fiducia sul decreto sullo sviluppo, ma poi c'è anche il voto sull'allargamento del governo al Senato. In queste occasioni capiremo se all'interno della maggioranza c'è quella tensione conflittuale che è emersa anche a Pontida o se l'allarme spaccatura, alla fine, rientrerà. D'altra parte penso anche a come la maggioranza possa fare le nuove riforme promesse ora, se fino a questo momento - che avevano maggiore feeling interno - non le hanno fatte. E all'orizzonte c'è la manovra finanziaria da 40 miliardi. Senza intesa non ne uscirà niente di buono».

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