La «Buona scuola» perde due pezzi
Ok alla manovra: congelata la chiamata dei docenti sugli ambiti territoriali. Elementari, via le due ore obbligatorie in più
TRENTO. Congelato per un anno il nuovo reclutamento dei docenti per ambiti territoriali. E via le due ore di lezione in più obbligatorie alle elementari. A sei mesi dal suo varo in consiglio provinciale, la riforma della scuola trentina perde per strada due pezzi.
È questo il risultato politicamente più significativo della trattativa che il governatore Ugo Rossi ha portato avanti con le minoranze per superare la montagna di emendamenti alla manovra finanziaria, che ieri il consiglio ha approvato con 23 voti a favore e 12 contrari. A tarda sera approvate anche collegata e bilancio.
STOP AGLI AMBITI. La riforma trentina approvata lo scorso giugno, dopo un acceso dibattito, ha previsto tra gli altri che gli insegnanti non siano più assegnati a una cattedra ma a degli ambiti territoriali, diversi per scuola primaria e secondaria: la loro definizione era stata demandata alla giunta, ed era stata respinta la richiesta dei sindacati di mettere un vincolo alla mobilità dei docenti entro i 20 chilometri. Ieri, con un emendamento a firma Rossi-Manuela Bottamedi, l’aula ha votato per differire di un anno il nuovo meccanismo di reclutamento. «Abbiamo recepito le preoccupazioni emerse riguardo le conseguenze pratiche di questa novità», ha spiegato il presidente della Provincia e assessore all’istruzione. «A Roma sta venendo avanti la volontà di attutire certi effetti proprio sulla mobilità. È opportuno che la definizione geografica degli ambiti vada di pari passo con il confronto aperto con i sindacati all’Apran sul rinnovo della parte normativa del contratto. Vedremo quali soluzioni emergeranno». Nulla è escluso, compresa la possibilità che si vada verso un doppio regime: chiamata su cattedra per chi è già in ruolo, ambiti per i nuovi ingressi. «Vogliamo comunque conservare la possibilità per i dirigenti di scegliere una quota di docenti», chiarisce Rossi a sottolineare che l’impianto della riforma resta in piedi.
ORE OBBLIGATORIE. Altra novità approvata ieri con la Finanziaria è lo stop alle due ore aggiuntive obbligatorie alle elementari introdotte dalla riforma della scuola che dall’anno scolastico 2017-2018 aveva previsto uno schema a 28 ore obbligatorie più 2 ore opzionali: si torna così a 26 ore obbligatorie e 4 opzionali. Contro le ore obbligatorie in più era partita una petizione di genitori che ha raccolto oltre 1200 firme. «Le scelte educative delle famiglie devono prevalere», ha detto Rodolfo Borga (Civica Trentina), che con il collega Claudio Civettini ha firmato l’emendamento per chiederela marcia indietro. «A giugno avevamo votato a favore - ammette Civettini - ma va ammesso l’errore. Non vogliamo dei bambini-robot, devono avere tempo anche per altro fuori dalla scuola». Un «grave errore» il dietrofront secondo Manuela Bottamedi, che era stata tra i promotori della proposta nella legge sulla scuola: «Rossi ha ceduto a 1200 firme, in questa scelta c’erano motivazioni pedagogiche, si recuperavano le due ore erose nel 2008, sottratte nella maggior parte delle scuole all’educazione motoria e all’italiano».
GRADUATORIE. Accolto da Rossi anche un altro emendamento di Bottamedi con cui si prorogano al 31 agosto 2018 le graduatorie del concorso della scuola del 2012 che sarebbero scadute ad agosto 2017: la ventina di insegnanti vincitori del concorso ma che non sono ancora stati assunti a tempo indeterminato saranno assorbiti.
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