«Investire in cultura e ricerca per fermare  la fuga dei talenti» 

Il rettore Collini all’inaugurazione dell’anno accademico Gli studenti: «Mancano spazi studio e la carta dei diritti» 


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «Gli investimenti in cultura e ricerca sono il principale strumento per frenare la fuga all’estero dei giovani trentini». All’inaugurazione del 56° anno accademico, ieri a Lettere, il rettore Paolo Collini enuncia questa ricetta per rilanciare il territorio e fa il bilancio di un anno di soddisfazioni per l’Università: «La valutazione nazionale della ricerca ci ha premiati, consentendoci l'accesso ad un finanziamento di 10 milioni all'anno per cinque anni. La missione immaginata da Bruno Kessler, che volle l'università per non vedere un Trentino piccolo e provinciale, è compiuta. Siamo mèta di grandi studiosi da tutto il mondo e valorizziamo la dimensione euro-regionale». Collini elenca alcuni traguardi: «Il successo in astrofisica di “LISA Pathfinder”, l’intuizione delle onde gravitazionali (ieri la prolusione è stata affidata all’astrofisica Marica Branchesi, ndr), la ricerca sul Talmud, la scoperta del gene “bisturi” contro le malattie genetiche sono i risultati di una macchina amministrativa che si adopera con meticolosità in favore della cultura». Sul successo nazionale dell’ateneo, il rettore commenta: «I due terzi dei nostri studenti vengono da fuori regione, ma non dimentichiamo le radici: i ventiduenni laureati in Trentino sono il 30% del totale, un dato importante, ma che non cresce, mentre il Trentino è ai primi posti in Italia per il numero di giovani che espatriano. Con i fatti cerchiamo di cambiare la percezione che questo non sia un paese di opportunità». Di fronte alla recente sentenza del Consiglio di Stato che ha messo uno stop ai corsi in lingua straniera, Collini è dispiaciuto: «Così solo chi potrà permetterselo potrà usufruire di una formazione adeguata, andando all'estero».

Innocenzo Cipolletta, presidente del Cda, colloca l’ateneo trentino nel contesto nazionale, che mostra sofferenze: «Siamo privilegiati perché possiamo accedere ai fondi dell'autonomia provinciale. Ma non si può stare bene quando il contesto nazionale arranca, a causa degli scarsi investimenti. Investire in istruzione è per altro un antidoto contro le chiusure e il razzismo». Fuori dall’auditorium la protesta degli studenti contro la mancanza di spazi studio. All’interno, Federico Crotti, rappresentante degli studenti, muove alcune critiche: «Nel 1968, queste aule venivano occupate ed echeggiava uno slogan: “Non vogliamo una scuola meravigliosa in una società che non lo è”. Trento non è ancora meravigliosa: mancano sufficienti spazi studio e percorsi facilitati per gli studenti lavoratori, non c'è una carta dei diritti degli studenti. Usiamo le risorse dell'autonomia per andare in questa direzione». Il presidente della Provincia Ugo Rossi elogia il collegamento tra l’ateneo e la realtà socio-economica trentina: «L’Università sta vincendo la sua sfida: diventare un polo di attrazione, senza smarrire la specificità territoriale. La collaborazione tra Provincia e ateneo consente al Trentino di presentarsi come un sistema integrato. La sfida del futuro è quella di continuare a puntare su una ricerca d’eccellenza che abbia riflessi sul tessuto economico, come accade a Meccatronica».













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