In 2.500 «incantati» da Erri De Luca
Pienone sotto le cime del Vajolet per l’incontro con lo scrittore per i Suoni delle Dolomiti
TRENTO. «Il turno di notte lo fanno le stelle è il verso modificato di una poesia»: ha rotto il silenzio così Erri De Luca sotto le cime del Vajolet. Davanti a lui, assiepate, circa 2.500 persone salite per ascoltarlo raccontare della storia racchiusa in quel titolo e del cortometraggio che ne è scaturito, girato proprio in questi giorni in varie parti del Trentino.
E davanti a tanti sguardi attenti e orecchi tesi, lui non si è fatto pregare, perché dietro quel titolo, lo si è capito ben presto, ci sono ricordi, persone e storie reali sulle quali poi, l'autore napoletano, ha costruito la trama confluita nell'e-book edito da Feltrinelli.
Il verso a cui si ispira il racconto è di un poeta bosniaco, Izet Sarajli?, autore di componimenti d'amore usati dagli innamorati di due generazioni nelle proprie lettere e nelle dichiarazioni. Ma lui, che aveva legato la sua arte alla nascita dell'amore, ha deciso di vivere anche l'invenzione più atroce dell'uomo, che rispetto all'amore sta all'opposto: la guerra. Infatti Sarajevic volle condividere anche l'infelicità con il popolo a cui apparteneva ed ha vissuto a Sarajevo per tutta la durata dell'ultimo grande assedio della storia europea. Ha condiviso le file per l'acqua con i suoi concittadini, ha bruciato come loro tutto ciò che poteva per riscaldarsi nei lunghi e freddi inverni balcanici. Dapprima ha bruciato i libri di filosofia, poi i romanzi, quindi il teatro. A salvarsi sono state solo le raccolte di poesia: perché le ultime dalle quali sarebbe riuscito a staccarsi, perché la guerra finì proprio al quarto inverno e perché, soprattutto, la poesia resta l'unico vero modo di raccontare questo tormentato Novecento.
E per ribadire quanto debba alla poesia e alle lettere, un secolo che ha inventato le guerre più atroci, i campi di concentramento e gli stermini più efficaci, Erri De Luca ha ricordato la poetessa Achmatova mentre attendeva in fila che aprissero l'ingresso alla prigione di Leningrado, dove era rinchiuso suo figlio. Qualcuno tra i presenti la riconobbe e una donna chiese «Voi questo potete descriverlo?» Lei rispose: «Posso». «Perché solo la poesia - spiega De Luca - si è fatta carico della responsabilità di raccontare il Novecento e di resistere».
Il poeta bosniaco, Sarajli?, è morto nel 2002, raggiungendo così la sua amata moglie persa dieci anni prima. Da quella poesia, da quell'amore, dalla poesia che è l'unica a illuminare la notte è nato “Il turno di notte lo fanno le stelle”, che racconta di due persone, un uomo e una donna, che stanno per sottoporsi a una delicata operazione. L'uomo deve subire un trapianto di cuore. La donna invece si presta a una operazione a cuore aperto. Si ripromettono, una volta scampati alla morte e guariti, di ritrovarsi e scalare una montagna sulle Dolomiti. È l'ultimo punto di sutura della loro operazione, l'ultimo passo verso la guarigione e non a caso la vicenda viene ambientata nel luogo delle cose ultime ed essenziali, la montagna, e in particolare una parete. Sì perché sulle pareti non si può mentire, si è da soli con se stessi e lì solo le nostre verità ci possono soccorrere.
Ma nel racconto – continua De Luca – si cela anche altro ed è il senso del “dono”. Come il poeta dona le sue poesie ai concittadini assediati, così l'uomo dona all'altro anche quando non vede il senso di questo gesto. Ed è chiara l'intenzione dell'autore di riflettere sul tema della donazione degli organi. “Il dono è irruzione nella vita che mette pace e giustizia”.
Prima della conclusione, che ha visto il noto scrittore condividere il ricordo di una vecchia storia di lontananza e amore tra due fidanzati nel dopoguerra, che stavano rispettivamente a Napoli e nel Tirolo del Sud, c'è stata l'occasione per conoscere anche più da vicino il cast del cortometraggio tratto dal racconto e che sarà presentato in autunno al Festival del Cinema di Roma. Così sulle pietre, vicino a Erri De Luca, si sono via via seduti anche Julian Sands, Nastassja Kinski, Edoardo Ponti per raccontare dei giorni di lavorazione, delle esperienze tra le montagne, di come hanno voluto costruire la storia tra le pareti dolomitiche.
Molti gli applausi che hanno segnato i passaggi più intensi, come quando Erri De Luca ha parlato di guerra, di poesia, oppure quando ha citato l'impegno di Emergency nell'aprire e dotare un centro di eccellenza per le operazioni di cuore a Karthoun nel Sudan, l'unico in tutta l'Africa.