Il summit dei referendari: «Politici, dovete tagliare»

Indennità, a Salorno festa per le 40 mila firme raccolte in Trentino e Alto Adige. La promotrice Giugni: «Questa campagna ci ha fatto riscoprire l’unità regionale»


di Francesca Gonzato


SALORNO. «I politici non possono più fare finta di nulla e tenersi stretti quegli stipendi. Non bastano 40 mila firme per fargli capire il clima?». I promotori dei referendum contro le indennità dei consiglieri provinciali e regionali si sono ritrovati ieri per un pranzo-festa a Salorno. Consegnate le firme è il momento di festeggiare il successo e anche di conoscersi, visto che il Core Trentino Alto Adige, il comitato referendario, ha unito cittadini, consiglieri comunali, movimenti come 5 Stelle e l’Iniziativa per più democrazia, che in molti casi non si erano mai incrociati prima dell’inizio della campagna.Appuntamento ieri mattina nel piazzale delle feste di Salorno (cucina a cura degli alpini dell’Ana). Sono arrivate alcune decine di persone da Alto Adige e Trentino.

La scelta di Salorno non è dunque casuale. «Ci incontriamo qui a cavallo delle due province, perché questa campagna quasi a sorpresa ci ha fatto riscoprire una unità regionale», racconta Giovanna Giugni del comitato promotore con Simonetta Gabrielli. «Una iniziativa che scavalca i confini, anche linguistici», riassume Stephan Lausch dell’Iniziativa per più democrazia, che ha incassato con gli altri volontari altoatesini il risultato più soddisfacente, visto che in Alto Adige sono state raccolte più firme che in Trentino, con affluenze impensabili negli uffici comunali delle vallate alla ricerca dei moduli per firmare .

20.079 sono le firme raccolte per la totale abrogazione della legge regionale che disciplina le indennità dei consiglieri regionali. 18.706 firme sono state raccolte sul quesito che riguarda l’abrogazione della legge sulle indennità solo nella parte che riguarda la diaria non tassata (circa 3200 euro). L’Alto Adige ha contribuito con circa 10 mila firme per ogni quesito. «Adesso dobbiamo solo attendere il responso dell’ufficio centrale per il referendum a Trento sulla validità delle firme entro i primi giorni di ottobre», ricorda Giovanna Giugni, «poi la decisione sull’ammissibilità dei quesiti spetterà all’ufficio di presidenza del consiglio regionale. Ecco, basterebbe questo per capire come si è avvitata la nostra politica: il sì o il no al referendum sulle indennità deve arrivare dallo stesso ente interessato. Ma ogni decisione dovrà essere ben motivata e sarà sotto i riflettori». Giovanna Giugni ricorda i 5 scatoloni di firme consegnati alla Corte di Appello: «La cosa assurda è che ci sia bisogno di 40 mila firme per dire che in un momento di crisi così pesante i politici regionali non possono stare così attaccati a quasi 15 mila euro di stipendio mensile, di cui una parte non tassata. Chi ha voglia di stare immerso nei privilegi, mentre la maggior parte dei cittadini è in difficoltà? Dovrebbe essere spontanea una autoriduzione». Invece, ricorda Maria Teresa Fortini (5 Stelle), «finora il massimo che hanno fatto è stato un taglio di 290 euro, che ha fatto ancora più arrabbiare i cittadini». Il quesito principale chiede l’abolizione della legge sulle indennità, ricordavano ieri a Salorno, non per lasciare i consiglieri senza stipendio ovviamente, «ma per fissare una nuova cifra. Decorosa e accettabile per i cittadini». 2500 euro netti al mese possono andare bene, dicono Lausch e Claudio Vedovelli (consigliere comunale 5 Stelle). La presidente del consiglio regionale Rosa Thaler Zelger (Svp) presenterà la settimana prossima il disegno di legge che dovrebbe portare un più consistente taglio delle indennità, con accorpamento della diaria esentasse. Lausch ride: «Dobbiamo crederci?». I politici bollano come «populismo» queste campagne. Lausch replica: «Il tema è ben più profondo e riguarda la qualità della rappresentanza politica cui aspiriamo. Se offri privilegi, recluterai persone che mirano a vantaggi personali. Se offri una indennità media, avrai persone che entrano in politica perché ci credono e hanno obiettivi colletivi».

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