Il Patto: subito 10 milioni anti secessione
Dellai e Galan firmano tra abbracci e sorrisi. Interessati 32 comuni veneti e 27 trentini
CASTEL IVANO. Adesso sono, l’uno per l’altro, “Lorenzo” e “Giancarlo”. Ed i complimenti reciproci si sprecano. Dellai e Galan, governatori di Trentino e Veneto, hanno fatto di necessità virtù, mettendo da parte insulti e provocazioni, firmando in pompa magna il Patto di Castel Ivano: prevede di dare vita ad un fondo per realizzare opere ed infrastrutture di interesse comune in 32 comuni veneti ed in 27 campanili trentini, tutti variamente interessati dalla linea di confine tra le due realtà. Un tentativo (disperato?) di frenare l’esodo di chi vorrebbe salutare Venezia incantato dalle risorse trentine. Tra il dire ed il fare manca per ora la certezza di risorse ma Dellai promette di inaugurare il fondo, triennale, con 10 milioni di euro già sul prossimo bilancio.
Ma servono soprattutto le leggi dei rispettivi Consigli che consentano di incardinare sui binari del diritto le buone intenzioni. Leggi da fare entro l’anno. Il tutto ispirato dall’articolo 117 della Costituzione.
Il protocollo segna comunque due punti sulla lavagna del presidente Dellai: lascia all’angolo per la seconda volta in pochi giorni (dopo lo smacco dell’A22) l’altoatesino Durnwalder. E infatti Galan non ha mancato di sottolineare il fatto con uno «Spero che anche Luis si faccia sentire a breve». In più la mossa, definita dai due presidentissimi di “alta politica”, serve alla coppia per rifiatare anche a livello romano, dove sul federalismo fiscale agognato dal Veneto aleggia il “no pasaran” di Campania e Calabria. Per il Trentino, insomma, una sorta di «operazione simpatia nei confronti delle - parole di Dellai - regioni ordinarie che ci guardano con invidia. Non siamo più solo arroccati, sulla difensiva, ma siamo passati alle proposte». Ed oggi, non a caso, il discorso prosegue a Roma, al tavolo dei presidenti delle Regioni. Le difficoltà, come detto, non mancano.
Ma torniamo al Patto del Castello: arriva a pochi giorni da un’iniziativa simile presentata a nome e per conto dello Stato dal sottosegretario Enrico Letta.
Questo nuovo fondo che sarà alimentato da Veneto e Trentino (benvenuto il project financing che dia spazio ai privati) si dovrà incastrare con quello romano: «Certo, si lavora in quella direzione. Ma noi ci siamo messi d’accordo prima. Abbiamo messo a punto il Protocollo in un incontro, sino ad oggi segreto, in Primiero. Sotto una nevicata micidiale, mesi fa» si sono rallegrati i due novelli amiconi. E sull’onda dell’entusiasmo, mentre degustavano della pasta all’uovo con asparagi e capesante, Dellai e Galan hanno dato in diretta sul telefonino a Letta la notizia della firma. Contento, naturalmente. Nell’evocativa cornice del Castello della famiglia Staudacher Galan ha portato con se mezza giunta (De Bona, Silvestrin, Marangon, Coppola e Donazzan), mentre chi giocava in casa, Dellai, si è fatto accompagnare dai soli Bressanini e Salvatori, ma supportati da quasi tutti i dirigenti di peso.
Burocraticamente parlando il protocollo d’intesa impegna i due territori per “la disciplina del migliore esercizio delle funzioni amministrative inerenti i settori dello sviluppo locale, della sanità, della cultura, dell’alta formazione, dell’istruzione e della formazione, delle infrastrutture e reti di trasporto”. L’accordo verrà elaborato con la collaborazione delle popolazioni interessate e delle amministrazioni locali, valorizzando quindi le opportunità offerte dal fatto di vivere lungo la linea di confine fra Trentino e Veneto. Chi prima arriva, meglio alloggia, visto che i fondi non saranno tantissimi. Verrà costituito a questo proposito un organismo comune di coordinamento politico-amministrativo denominato “Commissione per la Gestione dell’Intesa”. Gli obiettivi possono essere realizzati attraverso la valorizzazione di strumenti operativi già conosciuti e collaudati, come la promozione della gestione associata di funzioni e servizi tra comuni, anche con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e privati. Insomma si cerca di non far detonare la bomba della secessione. Che metterebbe a rischio l’Autonomia.