Il mercatino delle pulci è “vittima” della crisi
La gente spende poco fra le bancarelle dell’appuntamento mensile in centro Solo i collezionisti acquistano, i curiosi invece non mettono mano al portafoglio
ROVERETO. I collezionisti salvano il mercatino delle pulci. In tempi di crisi, anche gli oggetti più o meno usati e più o meno utili soffrono la mancanza di fondi. Come negozianti e commercianti del mercato del martedì, anche il mercato roveretano del primo sabato del mese scopre il momento economico. L'unica eccezione la fanno gli immancabili collezionisti, capaci di percorrere chilometri per una rarità. Il resto dei clienti è fatto perlopiù di curiosi che osservano ma si guardano bene dall'acquistare qualche prodotto. Siamo andati a fare quattro chiacchiere con i diretti interessati per capire come stanno vivendo questo momento di difficoltà.
Terenzia Camattini propone cappelli, borse e spille senza troppa fortuna: «Siamo in caduta libera - ammette sconsolata - già dall'anno scorso. Purtroppo noi vendiamo oggetti considerati superflui e, nonostante i prezzi non certo alti, soltanto i collezionisti continuano a comprare. Tutti gli altri sono sempre meno disposti a estrarre il portafoglio». Carlo Fatturini espone cartoline d'epoca, macchine fotografiche e oggetti curiosi: «Espongo questa mercanzia soltanto da un paio d'anni, quindi non posso fare chissà quali paragoni. In questo lasso di tempo devo dire che i numeri sono pressoché costanti. Io però lo faccio solo per svuotare la soffitta e i garage, non acquisto prodotti per poi rivenderli quindi la crisi la sento meno». Lo stand di Giorgio Facchini è completamente dedicato alle cartoline: «La crisi si sente eccome - sentenzia - anche tra i collezionisti. Le facce che si vedono qua intorno sono sempre quelle ma spendono sempre meno. D'altra parte queste sono cose in più, non strettamente necessarie, le prime cose cui la gente rinuncia». Anche la musica, solitamente un must tra i giovani non va più, sebbene i cd esposti da Nicola Simi costano al massimo 10 euro: «Purtroppo si vende molto meno. In un anno e mezzo abbiamo calato le vendite del 50%. Sono cose superflue anche i cd e soltanto gli appassionati più incalliti vengono a spulciare tra gli scatoloni».
La vera anima del mercatino sono le persone come Giuseppe Busato, giunto da Venezia per cercare cartoline del Veneto: «Io ci vengo spesso - afferma - pochi giorni fa ero in Puglia e prima in Molise. Si è costretti a viaggiare perché nel Veneto le cartoline antiche e locali come quelle dell'inizio del secolo scorso si pagano fior di quattrini. Più ci si allontana più il costo scende, perché interessano meno ai proprietari e in questo caso nessuno le vuole. Questi mercatini sono l'ideale per i collezionisti». Per i locali, come Alessandro Kiniger, si tratta più di curiosare: «Faccio un giro - afferma - più che altro per curiosare, ma se non si hanno troppe pretese qualcosa si trova. Si potrebbe, magari, provare a potenziarli arrivando fino al baratto come già succede in molte bancarelle nei paesi". Anche perché, come spiega Elena Vettori, in tempi di crisi si sta più attenti: «Ci sono cose curiose - rivela - ma fare affari è una parola grossa. C'è chi ha prezzi accettabili e chi ha prezzi piuttosto elevati e la qualità non è sempre garantita. Io compro qualche piatto, qualche gioiello etnico che magari non indosso, ma il mercatino va tenuto, perché porta movimento e colore in città". E i clienti affinano le loro armi: «Più che altro è un modo per passare il tempo - fa eco Mirella Bussu - comprare qualcosa non è sempre facile. Per quanto mi riguarda acquisto soltanto i libri, gli altri oggetti non sempre hanno il giusto rapporto tra qualità e prezzo. Però in fin dei conti è divertente osservare quanti oggetti curiosi ci possono essere all’interno delle case».
©RIPRODUZIONE RISERVATA