Il Comitato beni culturali boccia il Planetario al Muse
Il parere. Per gli esperti le «tre palle» sarebbero troppo impattanti e rovinerebbero la vista del palazzo delle Albere Lanzinger e Zecchi ribattono: «La struttura ha senso economico solo sul prato del museo. Piuttosto non facciamo niente»
Trento. Bocciato senza appello. Il planetario sul prato del Muse, davanti al palazzo delle Albere, non ci può stare. Troppo forte l’impatto visivo della struttura a forma della molecola dell’acqua, H2O il nome ufficiale, sul palazzo rinascimentale. Il comitato è un organo consultivo della giunta provinciale e della Sovrintendenza . È composto da esperti nel mondo professionale e accademico nei settori dei beni architettonici, storici, artistici, archeologici e archivistici e librari. Il cui parere non è vincolante, ma conta molto. Èd è difficile che l’assessore alla cultura Mirko Bisesti, che lo ha investito della questione Planetario il comitato, ora decida in maniera difforme dal suo parere.
Gli esperti del Comitato si sono concentrati in particolare sulla compatibilità del progetto del Planetario rispetto al prato e al del Palazzo rinascimentale delle Albere. Il parere è stato sfavorevole alla collocazione all’opera del planetario in quell’area, a causa delle dimensioni che la struttura dovrebbe avere, oltre che per via delle interferenze visive con lo sfondo e con il contesto del Palazzo. Il Comitato ha quindi auspicato che l'opera possa trovare una collocazione più idonea nelle vicinanze del Muse e che ora possano essere avviati i necessari interventi di restauro e di valorizzazione del Palazzo delle Albere e del prato. Ieri pomeriggio il parere del Comitato per i beni culturali è stato diffuso proprio mentre il presidente del Muse Stefano Zecchi e il direttore Michele Lanzinger stavano riferendo alla commissione cultura del Comune, presieduta da Paolo Serra, sul progetto di una grande mostra sul rapporto stra scienza e filosofia, da realizzarsi nel 2020 nel palazzo delle Albere secondo gli intendimenti di Zecchi e con l’opposizione del presidente del Mart Vittorio Sgarbi: «Con Sgarbi - ha detto Zecchi - si troverà un accordo. Io sono un veneziano che tende a non impuntarsi, ma quello che voglio è fare qualcosa di innovativo su questi temi, sennò me ne vado. Ho il privilegio di presiedere un’istituzione che va benissimo, al contrario del presidente del Mart che deve trovare politiche di sviluppo».
Ma si è parlato anche di Planetario. Zecchi, a margine dell’incontro ha spiegato: «Noi avevamo fatto un discorso di sostenibilità economica. Il Planetario sta in piedi se è vicino al Muse, pensavamo che la gente in coda per entrare al museo potesse aspettare al Planetario. Se si inizia a costruirlo nei pressi della Buc, anche a 300 metri, l’afflusso sarà minore. Per non parlare del fatto che dovremmo costruire anche i bagni e la biglietteria. Così costerebbe molto di più e non si reggerebbe e io ho sempre detto che non voglio fare deficit. Piuttosto penso che si possa costruire solo la palla centrale, che è il Planetario vero e proprio». Più duro, anche parlando con la commissione, è il parere di Lanzinger: «La posizione del cda è che o il Planetario si fa sul prato del Muse o onon si fa per niente. Alla Buc non si reggerebbe dal punto di vista economico, quindi meglio non farlo. Metterlo davanti al Muse ha un senso, metterlo davanti alla Buc costa molto di più, senza parlare del fatto che bisogna costruire anche bagni e biglietteria. E poi quel prato viene considerato intoccabile ora, ma in passato veniva usato per l’aperitivo degli studenti e per i Giochi senza frontiere e nessuno aveva da ridire». Bisesti, però è ottimista: «Abbiamo incontrato Zecchi e mi pare che un accordo si possa trovare. Del resto gli esperti sono stati chiari nel dire che alle Albere il Planetario non va bene».