«La gente non capisce più i vitalizi dei politici. Li considera un privilegio ingiustificabile. Bisogna rivederli». Il senatore dei Ds Giorgio Tonini torna a battere sul tasto dei costi della politica e dei privilegi dei politici. Al congresso dell'Italia dei Valori, Tonini ha detto che ormai è arrivata l'ora di ridurre i vitalizi: «Penso che addirittura la signora Marella Agnelli prenda la
reversibilità del vitalizio del senatore Gianni». Nel mirino, i vitalizi: «Ci sono molte ragioni per le quali la gente li considera un privilegio quasi incomprensibile. Perché, se è vero che uno non diventa ricco facendo politica, è anche vero che rischia di diventarlo una volta che va in pensione».

Il senatore diessino spiega quali sono i meccanismi che fanno diventare la pensione di parlamentari e consiglieri regionali un privilegio per molti assurdo: «Sono due le cose che la gente non capisce: il rendimento dei vitalizi e la loro cumulabilità con altre pensioni o con redditi da lavoro dipendente. Il primo fattore è facile da spiegare. Per un parlamentare basta una legislatura per maturare il diritto alla pensione. Con cinque anni di contributi si assicura un vitalizio superiore ai duemila euro che prenderà per tutta la vita a partire dai 65 anni. La cumulabilità è ancora più inspiegabile. Se un pensionato normale ha un reddito da lavoro dipendente, gli viene sospesa la pensione. La stessa cosa non accade per i politici.
Ci sono molti sindaci o presidenti di regioni che prendono il vitalizio e l'indennità. Basta guardare a Veltroni o a Formigoni. Tutto questo ormai non è più giustificabile. Tanto più che di questi tempi dobbiamo chiedere sacrifici a tutti sulle pensioni. Se dobbiamo alzare l'età pensionabile è bene che i primi a dare l'esempio siano i politici».

Come risparmiare sui costi della politica? Dite la vostra