Guerra aperta alle bibite gassate
L'Azienda sanitaria le vuole togliere da tutti i distributori automatici
TRENTO. Guerra totale alle bibite gassate e zuccherate. L'Azienda sanitaria vuole passare dalle buone parole (e dai suggerimenti dietetici) ai fatti: nei distributori automatici ospitati nelle strutture di competenza saranno bandite le lattine tradizionali per lasciare posto alle bevande salutari «costringendo» anche i più riottosi ad uno stile alimentare più salutare E', questa, una delle proposte dettate dalla sperimentazione durata per sei mesi e che ha visto l'introduzione dei prodotti bio in alcune strutture dell'Azienda sanitaria.
La lettura dei dati non è semplicissima, anche perché azzeccare o decifrare l'abitudine alimentare delle persone è quanto di più ardua si possa pensare. Lo staff della dottoressa Laura Ferrari ha però tratto alcune indicazioni molto forti, tanto da poter azzardare alcune proposte anche piuttosto drastiche. La prima è quella che, sì, si può fare: bandire le bibite gassate dalle macchinette, sostituendole con prodotti senza zucchero e senza bollicine. E questa operazione si può fare senza se e senza ma, perché la sperimentazione, almeno su questo fronte, ha parlato chiaro: i consumatori che si sono trovati di fronte alla macchinetta con liquidi bio e senza possibilità di scelta non hanno girato al largo e anzi hanno bevuto molto di più rispetto a prima, quando invece si trovavano le tradizionali lattine.
Qui l'incremento è stato dell'8%. In termini salutisti vuol dire 1.213 lattine in meno con un "risparmio" di 43 chili di zucchero. Non solo. La cosa si è dimostrata anche economicamente sostenibile. Quindi, secondo il gruppo di lavoro, l'operazione va fatta senza indugi: via tutte le lattine. Intanto dagli ospedali e dagli uffici dell'Azienda sanitaria. In prospettiva, magari, anche da tutti i palazzi della Provincia. La ricerca, però, ha espresso anche ombre. Per esempio sui prodotti mangerecci che non hanno convinto del tutto.
Nella postazione dove il consumatore poteva scegliere, le zuccherose marche tradizionali non hanno subito ribassi, mentre quelle bio sono state vendute con un po' di fatica e spesso solo perché assomigliavano a quelle più conosciute (potenza della pubblicità). Le ditte della distribuzione non hanno fatto salti da gioia, ma alla fine hanno dovuto dire che l'operazione sarebbe economicamente sostenibile, anche a fronte di un calo degli introiti. Perché le merendine bio costano un po' di più delle altre e danno margini di guadagno più risicati.
L'aspetto del prezzo non è secondario e nel gruppo di lavoro, pur accanto ad un apprezzamento dal punto di vista salutista, è emerso che la questione del prezzo incide parecchio. Un flop clamoroso e, forse, inatteso è stato quello della frutta. Ai trentini non va proprio di fare pausa con la frutta pescata dai distributori. Addirittura la mela tagliata a fette e confezionata fresca è stata ritirata dalle macchinette perché non la voleva nessuno. Pare di capire che, almeno su questo fronte, i consumatori preferiscono portarsi la frutta da casa. Ora, una volta presentati ufficialmente i dati, sarà preparata una proposta all'Azienda sanitaria. Il primo passo sarà quello del bando totale delle bevande gassate, il secondo - un po' meno facile - quello della sostituzione totale dei prodotti non bio con snack più salubri.