Gli Abbasciano regalano a Tsehay il sogno di guarire
Clara ed Enzo conoscono una giovane cameriera somala Lei si ammala e perde la vista. Verrà operata a Rovereto
TRENTO. In bocca al lupo, cara Tshehay, tu che il 7 novembre sarai operata agli occhi all’ospedale di Rovereto dal neurochirurgo Michele Conti, specialista in quel particolare tipo di intervento cui ti sottoporrai. E che tu possa tornare a vedere con i tuoi occhi coloro che ti hanno così amorosamente aiutata potendo così guardare la felicità nei loro occhi.
E’ una storia edificante (e commovente) quella che stiamo per raccontare, storia di una donna etiope oggi trentunenne. Storia bella per molti motivi che si allacciano l’un l’altro: solidarietà e generosità di una coppia trentina, (i coniugi Clara e Vincenzo Abbasciano, detto Enzo, imprenditori), capacità professionale di un chirurgo (Michele Conti), afflato alla solidarietà internazionale e disponibilità politica senza barriere (assessore provinciale Lia Giovanazzi Beltrami), concretezza dell’associazione italo-etiopica (presidente dottor Zebenay).
Dunque Clara ed Enzo, trentini di Trento, nel giugno 2010 raggiungono Addis Abeba, invitati da un imprenditore connazionale naturalizzato etiope, figlio di un padovano che si era stabilito in Etiopia. Qualche mese prima questo imprenditore era venuto a Gardolo per farsi un’idea precisa su quali tecniche fossero necessarie e quali investimenti avrebbe dovuto impiegare per fare formaggi in Etiopia. La visita della coppia trentina, dunque, era di cortesia ma anche di aiuto all’avviamento professionale dell’industria casearia del “collega” etiope. Nell’hotel dove alloggiano Clara ed Enzo lavora come cameriera Tsehay, trent’anni, orfana da moltissimo tempo di entrambi i genitori. E’ graziosa e soprattutto molto gentile. In qualche ritaglio di tempo spiega più a mimi che a parole (non conosce una sola parola di italiano) dove e come vive con la sorella: in una stamberga di dieci metri quadrati in affitto che Tsehay, un giorno, mostra loro. La coppia trentina, commossa da tanta povertà, torna in Italia con il pensiero fisso a questa donna e alla sua miseria vissuta in maniera così dolce e paziente. Alla visita di sei mesi dopo, tra altri aiuti dati su cui tacciono, i due assecondano il desiderio della ragazza di imparare l’italiano iscrivendola ad un corso all’Istituto culturale locale. Rientrati a Trento, dopo qualche settimana sono ringraziati calorosamente da Tsehay che al telefono riesce già a dire qualcosina in italiano. Clara e il marito tornano a questo punto per la terza volta ad Addis Abeba scendendo sempre nel medesimo hotel. Tsehay è sempre gentile, sa dire ancora qualcosa in più in italiano, ma in lei c’è qualcosa che non va. Al loro rientro a Trento Clara ed Enzo, poco tempo dopo, vengono raggiunti da una telefonata dell’insegnante di italiano della donna: Tsehay non frequenta più perché un occhio le fa male e, quel che è peggio, ne ha perso completamente la vista. Preoccupati, i due coniugi trentini si attivano per vedere cosa sia possibile fare anche perché hanno saputo che il titolare dell’albergo dove lavora Tshehay le ha già comunicato il benservito: 20 giorni di malattia e poi il licenziamento.
Fortuna vuole che Enzo, avendo curiosato poco tempo prima durante al Festa dei Popoli nello stand dell’Etiopia, abbia conosciuto il presidente dell’associazione italo-etiopica Zebenenay. E’ lui, a questo punto, che, conosciuta la vicenda, si attiva facendo le opportune telefonate tra cui quella a Lia Giovanazzi Beltrami, assessore alla solidarietà internazionale e alla convivenza, che si fa regista e deus ex machina di quanto si rende necessario per l’intervento di carattere sanitario. Emerge, tra l’altro, un’informazione importante: la malattia oculare di cui soffre la ragazza etiope è abbastanza nota in quel Paese e, soprattutto - si viene a sapere - c’è un neochirurgo specializzato in quel tipo di intervento. Il 16 ottobre la pratica burocratica per poter operare la ragazza a Rovereto è completata e dunque Clara ed Enzo volano per la quinta volta ad Addis Abeba. Purtroppo trovano un’amarissima sorpresa: Tsehay viene loro incontro all’aeroporto accompagnata a braccetto dalla sorella. La donna è ormai cieca totalmente in quanto la malattia ha intaccato anche l’altro occhio. Con l’angoscia e una sorta di autocondanna («Ce ne fossimo accorti prima o se lei ce ne avesse parlato in tempo non saremmo a questa disgrazia») i due coniugi trentini la accompagnano a Trento, la ospitano a casa loro, la portano all’ospedale di Rovereto dove in day hospital per qualche giorno vengono eseguite tutte le analisi. Tsehay alla sera torna da Clara ed Enzo e tra qualche giorno la sua vista attraverso due stupendi occhi neri sarà in mano al dottor Conti. In bocca al lupo a Tsehay, a Michele, a Clara, a Enzo, a Lia e a Zebeneay.
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