Gioco d’azzardo, sempre più «malati»
A Rovereto la onlus Ama di Trento aprirà un secondo gruppo di auto mutuo aiuto per venire incontro alle richieste
ROVERETO. Il gruppo roveretano di “Auto mutuo aiuto” (Ama) per le persone affette dalla malattia del gioco d’azzardo è sempre più numeroso. Ora Stefano Bertoldi, presidente della onlus di Trento, ha deciso che è giunto il momento della prima “gemmazione”. In pratica, il gruppo oggi è composto da 22 persone, ma entro breve sarà diviso in due. Non è solo una scelta tecnica, ma è un modo concreto «per far partecipare nuove persone e per rendere più efficace la terapia», quasi familiare, spiega Bertoldi. Mentre prosegue la raccolta firme sul sito internet del nostro giornale per una nuova legge sul gioco d’azzardo (ad oggi lo hanno sottoscritto in 3514 persone), il Comune di Rovereto ha in programma una serie di incontri negli istituti scolastici con esperti per spiegare ai più giovani i rischi del gioco d’azzardo, diffuso a macchia d’olio grazie anche alle slot machine e ai tavoli di poker on line.
Domenica scorsa il tema delle problematiche legate al gioco d’azzardo è stato affrontato ad “Educa”. E in quell’occasione, un ex giocatore patologico (oggi “facilitatore” del gruppo roveretano di Ama) ha raccontato la propria esperienza, drammatica: «Mi giocavo tutto lo stipendio e anche di più». Ora, dopo anni di terapia di gruppo, grazie ad Ama, è seduto in mezzo ad altre persone che soffrono della sua stessa attrazione fatale verso le macchinette da gioco. Ma ora Renato le sta aiutando a vincere questa malattia. «Il percorso non è facile e non è così veloce come si potrebbe pensare - spiega Stefano Bertoldi - è un dramma che è destinato ad allargarsi. In Trentino per il 2012 è previsto un aumento di giocatori d’azzardo del venti per cento». Di conseguenza, il problema si amplificherà anche nel Roveretano. ed ecco il motivo della “gemmazione” del primo gruppo (molto numeroso) di Ama. « Il raddoppio è necessario - spiega Bertoldi - sia per un problema fisico di spazio, sia perché quando in un gruppo ci sono venti persone manca la possibilità di accogliere nuove persone, manca lo spazio psicologico per dare ascolto e tempo per parlare». I gruppi che funzionano meglio - spiega ancora Bertoldi - «sono quelli da otto, dieci persone. Lo abbiamo visto con i gruppi alcologici. Noi preferiamo la proliferazione di questi gruppi. Perché nel corso delle due ore tutti possono raccontare la propria esperienza». In modo intimo e molto più efficace. Accanto ai gruppi di auto mutuo aiuto, l’itinerario psico-educativo, sia per giocatori sia per i familiari. «Purtroppo i numeri sono destinati ad aumentare, è un problema che le istituzioni romane dovrebbero contrastare. Come è avvenuto in Francia e in Spagna».
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