Gestioni associate, Dellai «vince» ma senza convincere

All’affollata riunione i sindaci alla fine votano il dispositivo Il presidente è riuscito a spaccare la «fronda di Ravina»


di Giuliano Lott


TRENTO. Un confronto serrato e a tratti anche teso, quello di ieri pomeriggio tra il presidente Lorenzo Dellai, l’assessore Mauro Gilmozzi e il presidente del Consiglio delle autonomie Marino Simoni da una parte e i sindaci “ribelli” dall’altra. La sala Degasperi, al piano interrato del Consorzio dei Comuni, era stipata, al punto che gli inservienti hanno dovuto aggiungere sedie qua e là, dove c’era sufficiente spazio, e persino nell’atrio, per consentire a un nutrito gruppetto di sindaci e amministratori di seguire l’incontro dal maxischermo. «Non uscirò di qui senza un accordo pieno e convinto» aveva tuonato Dellai. Il confronto è durato oltre tre ore e alla fine, messi ai voti, i tre emendamenti sulle gestioni associate proposti dalla giunta provinciale sono passati. Ma a maggioranza, e nemmeno grande. La prevalenza di mani alzate ha premiato lo sforzo della giunta, ma le argomentazioni non hanno convinto tutti. Anzi.

E’ toccato a Simoni inquadrare l’argomento della discussione. Prendendola un po’ alla lontana, il presidente del Consiglio delle autonomie ha riepilogato il lungo iter che ha portato alla riforma delle Comunità di valle e i principi che ispirano la scelta delle gestioni associate, ovvero dell’obbligo per i comuni più piccoli di associarsi per fruire di determinati servizi: far fronte alla progressiva riduzione di risorse e al tempo stesso garantire qualità ai servizi stessi. Simoni ha anche illustrato le modifiche apportate dalla giunta provinciale sulle gestioni associate del Servizio entrate (che fanno salve le esperienze già presenti sul territorio, implementandole con l’organizzazione del le Comunità di valle), del Fondo per la copertura dei costi di attivazione (che andrà a compensare il maggior esborso per i comuni nella fase iniziale, di avvio del nuovo sistema, fino alla sua messa a regime), e dei servizi di segreteria (blocco delle assunzioni dei segretari comunali per le municipalità con meno di duemila abitanti e obbligo di una gestione unica associata tra Comuni e comunità). Gilmozzi ha approfondito il discorso, non mancando di evidenziare come non tutti i comuni possano vantare una gestione virtuosa (ad esempio, ha spiegato l’assessore, c’è chi per risparmiare non esegue accertamenti Ici). Da qui la necessità di individuare un quadro normativo che obbligh tutti a rispettare le regole, «nell’interesse dei comuni più piccoli». Il tutto con la finalità di risparmiare 40 milioni di euro nei prossimi 5 anni, e senza chiudere la porta a ulteriori aggiustamenti. Dellai è stato ancora più categorico, mettendo davanti un futuro fosco. «Siamo ancora ai primissimi passi - ha detto - di un processo di riduzione delle finanze pubbliche. Se lo interpretiamo introducendo il veleno della divisione (il riferimento chiarissimo era ai sindaci “resistenti”, ndr. ) sono molto preoccupato. E’ meglio associare le gestioni adesso, che essere costretti ad associare in futuro l’assetto politico dei comuni trentini». Tra il presidente e Geremia Gios il confronto è senza esclusione di colpi. «E’ obiettivo di tutti una gestione più efficace ed efficiente. Ma in questa maniera i costi per i servizi non si riducono. Al contrario, aumentano. I Comuni devono poter decidere in autonomia, posto l’obiettivo del risparmio, dove operare i tagli» ha spiegato il sindaco di Vallarsa, tutt’altro che convinto come del resto Walter Kaswalder. Ma un po’ alla volta la proposta di Dellai crea una breccia tra i sindaci. Alcuni, come il sindaco di Cles, seppelliscono l’ascia di guerra e si dichiarano soddisfatti che le loro richieste siano state accolte. Quello che basta per portare a casa un voto a maggioranza.













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