Fugatti detta le condizioni al Pdl

Reduce da Pontida con 600 trentini: responsabilità e impegni precisi



TRENTO. Le 200 magliette rigorosamente verdi con la scritta bianca «Trentino» e lo stemma della Provincia hanno avuto un successo clamoroso. Mostrate con orgoglio sotto il palco di Pontida hanno contribuito al folclore che inevitabilmente ha accompagnato la grande adunata del carroccio in un momento tanto delicato per le sorti politiche italiane. Da Trento sono partiti sei pullman di simpatizzanti e molti si sono arrangiati con le auto private. A guidare la spedizione di circa 600 trentini tutto lo stato maggiore: dai parlamentari Maurizio Fugatti e Sergio Divina, ai provinciali Savoi, Penasa, Civettini, Paternoster, ai consiglieri comunali Giuliani, Villotti, Dalzocchio.  «Grande entusiasmo - dice Fugatti sul pullman del ritorno - ho visto una Pontida mai così affollata. C'era attesa per le parole del "capo". Ci sono state e sono state chiare. Parole di responsabilità ma anche di coraggio. Si devono fare delle scelte chiare sulla riforma fiscale e infatti Bossi ha chiesto a Tremonti di intervenire sulla pressione fiscale; si è parlato di immigrazione, chiedendo la fine degli sbarchi con accordi diretti in Libia».  La Lega, dunque, terrà in vita il governo di Berlusconi «ma con un cronoprogramma ben definito. Gli impegni devono essere rispettati secondo una precisa scadenza». Più di una volta Bossi è stato interrotto dagli slogan sulla secessione e alla fine si è lasciato scappare che se i leghisti vogliono la secessione si può pure fare. «Si deve tenere conto che siamo pur sempre a Pontida - minimizza Fugatti - e un gruppo di vecchi militanti "duri e puri" c'è sempre. Ma ora come ora è indispensabile una scelta di responsabilità, poi in futuro si vedrà». Il futuro l'hanno tracciato sotto il palco con l'ovazione tributata al ministro Maroni (l'unico in giacca e cravatta, verde). «Era attesa - dice Fugatti - ma sentirla lì è stata tutta un'altra cosa». E gli striscioni hanno confermato le sensazioni, inneggiando a Maroni premier alle prossime elezioni, quelle del 2013 «alle quali - ha detto Bossi - potremmo anche andare da soli».

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