Favaretti paga per la maxiconsulenza

L’ex direttore condannato a risarcire l’Azienda sanitaria con 211 mila euro per un incarico considerato del tutto inutile


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Costa cara a Carlo Favaretti la maxinconsulenza sul project management. La Corte dei Conti presieduta da Ignazio del Castillo lo ha condannato a risarcire con 211 mila euro l’Azienda sanitaria di cui è stato a lungo direttore generale. Secondo i giudici contabili la consulenza affidata a un’esperta austriaca, Rosa Germana Heinrich, era del tutto inutile, dal momento che all’interno dell’Azienda sanitaria c’era un dirigente che aveva competenze professionali nella stessa materia e poteva vantare anche un curriculum notevolmente superiore. Secondo la Corte, il comportamento di Favaretti è stato gravemente colposo.

Al centro dell’inchiesta che venne condotta dagli uomini del Servizio danni erariali della Guardia di Finanza c’erano tre consulenze affidate tra il 2004 al 2006 alla Heinrich. Il titolo dato all’incarico è di quelli a dir poco fumosi: «Supporto alle richieste per l'implementazione delle richieste degli strumenti di project management». In parole più semplici, la signora Heinrich era stata incaricata di seguire la riorganizzazione dei sistemi informativi dell’Azienda in maniera tale da migliorare la pianificazione e la concezione dei maggiori progetti aziendali. Per seguire questi progetti sono stati affidati tre incarichi alla consulente. Nel 2004 per un impegno non superiore a 38 giorni è stato corrisposto un compenso di 40 mila euro. Nel 2005 e nel 2006, per un impegno di 90 giorni all’anno, il compenso è stato di 80.100 euro all’anno. In tutto, la Heinrich ha percepito 211 mila e 700 euro per 218 giorni di lavoro. Oltre a questa somma, alla consulente sono andati anche 18.550 euro per cinque corsi che aveva tenuto ai dirigenti, sempre in materia di project management.

la Finanza aveva rilevato una lunga serie di stranezze. Innanzitutto, la Heinrich non risulta nemmeno laureata, mentre in Azienda lavora un dirigente che è specializzato proprio nello stesso settore, ha abilitazione professionale del ramo, è laureato alla Bocconi e vanta una notevole esperienza professionale in grandi aziende internazionali. Non solo. La Heinrich si sarebbe proposta da sola con una e-mail e avrebbe aperto la partita Iva appena 5 giorni prima di aver ottenuto l’incarico. Inoltre i suoi elaborati risultano scritti con il computer del dirigente in questione.

Adesso a Favaretti, che attualmente è direttore dell’Azienda universitaria della Santa Misericordia di Udine non resta altro che la strada del ricorso, come spiega lui stesso: «Sono molto dispiaciuto per questa sentenza. Ovviamente farò ricorso, ma ho agito in modo legittimo».

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