Elezioni comunali, tutte le liste e tutti i candidati in lizza
Alle urne il 10 maggio in 142 Comuni: il Patt prova a fare il salto di qualità. Sorvegliati speciali il Cantiere di Dellai e il Pd - I CANDIDATI DI TRENTO - ROVERETO
TRENTO. Il 10 maggio si vota in 142 comuni del Trentino: in tutto le liste presentate sono 373. Sul fronte politico il Patt ci prova. Prova a vedere se può diventare il partito del «centro». Il centro inteso come luogo politico «al centro» di ogni cosa. Al centro nel senso che, se si vuol governare, da lì non si scappa: si deve passare dal Patt. O candidandosi con il Patt o alleandosi con il Patt.
La partita, molto ambiziosa, messa in campo da Franco Panizza e da Ugo Rossi in queste elezioni comunali del 10 maggio, è proprio questa. E lo si capisce, ovviamente, dalle alleanze nei centri più grossi(non che lo zampino di Panizza & soci sia assente nei piccoli paesi, ma è ovvio che nei comuni con meno di tremila abitanti le logiche sono molto più sfumate). La partita del Patt la si capisce dalle cosiddette “geometrie variabili”.
Facciamo alcuni esempi. Dove il Pd è troppo forte per ingaggiare un duello, il Patt siede al tavolo della “coalizione classica” (vedi Trento e Riva), dove il sindaco è sfuggito sia al Pd che al Patt, ecco che si ricostruisce la «coalizione classica» (vedi Pergine), poi ci sono i luoghi in cui si va alla rottura. Ogni volta per questioni definite “locali”, ma che sommate le une alle altre mostrano la tentazione alla spaccatura: ecco allora Mezzolombardo, Cavalese, Cles, Storo. Ed anche Mori dove, addirittura, per il candidato sindaco Moiola sono uniti il Patt e la Civica Trentina: chissà se il candidato Moiola potrà godere di un comizio dove si presenteranno assieme, per lui, sia il presidente della Provincia Ugo Rossi che i suoi oppositori Claudio Civettini e Claudio Cia, quest’ultimo candidato sindaco opposto al centrosinistra a Trento e consigliere di minoranza in Provincia.
Ma per il Patt non è un grosso problema. Quello delle comunali è il campo migliore per giocarsi le “questioni locali” e vedere l’effetto che fa. Un po’ per ribadire che il suo Dna non è di centrosinistra ma “puramente” autonomista. E soprattutto per dimostrare che, per l’appunto, al “centro” di tutto ormai c’è il Patt. Al centro del “governo”. Perché è questa la parola d’ordine di oggi. Ed è la parola d’ordine più in sintonia con le elezioni comunali: amministrare, governare.
E allora, anche a Trento, la lista del Patt è costruita su tanti candidati provenienti da mondi diversi. C’è Roberto Stanchina (che fino all’inizio del 2013 era del Pd, un renziano del Pd) e poi c’è Giuseppe Filippin che per anni è stato un consigliere provinciale della Lega Nord ed alle recenti politiche era approdato al Mir, di Samorì, una costola di Berlusconi. E poi c’è Pattini, l’eterno Pattini. Nel senso che nel Patt ci può star tutto, è al centro di tutto.
Saranno anche le comunali in cui, conseguentemente, si capirà quanto spazio conserva l’Upt. E l’operazione di Lorenzo Dellai, con il suo Cantiere, da un lato è necessaria a confondere le acque (si tratta di un esperimento) dall’altra a cercare di far ripartire una macchina (e una squadra) che devono ritrovare motivazione oltre che “centralità” di governo.
Quindi sarà un test anche per il Pd, lacerato dalla telenovela della segreteria (a proposito: la partita non si è ancora conclusa...), che giocherà partite delicatissime sulla tenuta delle sue liste oltre che sulla riconferma dei suoi sindaci (e la battaglia di Rovereto sarà la madre di tutte le battaglie, con Miorandi che sfiderà di nuovo un Valduga, dopo il padre tocca al figlio). Questa volta per il Pd non ci sarà un voto da dare a Matteo Renzi ma alle compagini locali. Che in questi ultimi cinque anni (come tutti gli altri sindaci trentini) hanno sofferto perché i cordoni della borsa dello Stato e della Provincia si sono fatti più stretti.
In queste condizioni, apparentemente, ci sarebbe spazio anche per una coalizione forte di centrodestra, almeno nei centri più grossi. A Trento c’è stata la capacità di mettere assieme un po’ tutti i partiti di centrodestra. Altrove il centrodestra si è camuffato all’interno di liste civiche. Sul voto nei 142 Comuni che il 10 maggio andranno alle urne, insomma, peseranno molto cinque anni di opere pubbliche non fatte o rinviate, di promesse non esaudite, di tariffe ritoccate, di multe sempre “vigili”, talvolta anche di condizioni peggiorate (almeno nella percezione dei cittadini) sulla sicurezza nei centri più grossi. Ma peseranno anche, come sempre, la composizione delle liste, il valore del candidato sindaco, la forza dei rapporti con i centri più grossi.
Come dicevamo in lizza, su 142 comuni al voto, ci sono 286 candidati sindaci e 373 liste, con migliaia di candidati consiglieri comunali. le partite in gioco sono molte. Solo 37 comuni si avviano a un’elezione quasi scontato dell’unico candidato sindaco in gioco. Ma su tutte incombe il vero interrogativo: a quanto si attesterà l’astensionismo?