Dopo gli scontri pronta la task force
Il questore Iacobone: «Da lunedì dieci uomini fissi in piazza Dante e dintorni»
TRENTO. Sì, mercoledì c'è stata tensione. «E nel pomeriggio abbiamo temuto il peggio. Un nuovo scontro avrebbe avuto gravi conseguenze». Il questore Giorgio Iacobone guarda in faccia la realtà. Dicono che fosse già pronto per una passeggiata con amici e invece si è rimesso la cravatta e si è fiondato alla stazione delle corriere. «Perché sta a me garantire l'ordine pubblico» puntualizza Iacobone. «E ora prendo nuovi provvedimenti».
L'intervento di persona del questore sulla piazza degli scontri testimonia che c'è una forte attenzione di fronte a un'escalation di risse e violenze. I tafferugli fra profughi sub-sahariani e immigrati maghrebini arrivano dopo altri casi di violenze: fatti scollegati eppure un po' "fastidiosi" per una città che si definisce tranquilla. Prima una rapina col punteruolo, poi le sprangate a Loris Lombardini, quindi l'agguato al testimone a colpi di cacciavite in un bar. E poi la giornataccia, con la rissa tra profughi e nordafricani, il secondo scontro davanti alla stazione, la preparazione di una controffensiva (con tre sacchi già pieni di sassi e bottiglie) a qualche ora di distanza.
Che succede? Il questore non minimizza, è consapevole che a Trento basta "poco" per perdere la percezione di sicurezza. E allora spiega subito che è già partita un'intensificazione dei controlli su piazza Dante e dintorni. Da ieri ci sono otto uomini che sorvegliano e piantonano l'area, ma da lunedì ci sarà una misura strutturale, firmata con ordinanza (dal sindaco), che prevede la presenza di dieci uomini (fra polizia, carabinieri e vigili urbani) nella zona calda di Trento, la solita: piazza Dante. Che poi è un'area che si allunga fino a via Tomaso Gar da una parte e fino a via Brennero dall'altra.
Perché mercoledì, dopo la zuffa davanti all'autostazione, i giovani profughi stavano marciando dal Briamasco alla volta di piazza Dante. E in piazzale Sanseverino, alle 15, sono intercettati dalla polizia. Ecco due volanti, poi i vigili in moto. E i carabinieri, e un'altra macchina di poliziotti. Si vedono i manganelli. Si vedono e basta. Ma ci sono. I profughi accorciano il passo. Alcuni sono dei marcantoni. Muscolosi, alti una spanna più dei poliziotti. Altri sembrano un po' disorientati. La polizia li blocca. Qualcuno urla: «Hei!». Gli agenti si fanno più duri: «Fermo, fermo». I ragazzoni di colore, della Nigeria o del Mali, si agitano. «Only security, only security!» alza la voce un poliziotto mentre chiedono a uno dei profughi di girarsi e mettere le mani sulla volante. Only security, solo controlli di sicurezza. Ma devono dirlo in inglese. I ragazzi sanno il francese o l'inglese. E non possono avere già preso la piazza per il mercato della droga: non sanno neppure capire l'italiano.
«Guardi - riprende il questore - devono esserci state delle incomprensioni linguistiche. Anche qualche equivoco. Questi profughi erano appena arrivati e non sono persone problematiche. Ma la lingua a volte fa brutti scherzi. Fatto sta che martedì notte c'è stato un pestaggio. E il giorno dopo uno dei presunti aggressori è stato riconosciuto dal gruppo di profughi». Così nasce il parapiglia davanti alla stazione. Volano bottiglie, piatti. Una sedia. «Però - dice Iacobone - abbiamo preso subito il controllo della situazione. E abbiamo avuto la prontezza di capire che nel pomeriggio stava per avvenire qualcosa».
L'azione della polizia è stata rapida ed efficace. I profughi sono stati fermati e poi trasferiti in un'altra valle del Trentino. Ma piazza Dante resta un luogo difficile. «Ciclicamente questa piazza crea problemi, anche se tanti tentativi sono stati compiuti. Le telecamere, le luci piazzate e le regolari pulizie dei giardini hanno messo un freno. Ma ci sono una quarantina di balordi, senza fissa dimora, alcuni maghrebini, altri di etnie diverse, che si aggirano da quelle parti. E abusano di alcol. Quindi serve un intervento ulteriore. Ecco perché abbiamo già spostato lì alcuni uomini ed ecco perché, d'intesa con Comune e Provincia, abbiamo previsto un presidio vero e proprio a partire da lunedì».
I commercianti del centro storico si lamentano, dicono che hanno paura. «Su, cerchiamo di dire le cose come stanno - insiste il questore - La città è tranquilla. Ed è ovvio che una serie di casi violenti scateni un'improvviso sentimento di insicurezza. Noi, ribadiamo che non si deve permettere di portare violenza a Trento. Sono stati casi singoli, non attribuibili a criminalità organizzata. E comunque abbiamo identificato tutti i responsabili di atti violenti. Sono ottimista. E lo sono anche perché a Gardolo un barista ha cercato di fermare l'aggressione e ci ha chiamati. Perché gli stessi aggressori si sono costituiti. E poi perché i profughi si sono calmati immediatamente». «E soprattutto - riprende il questore - dobbiamo avere il senso della realtà: nessuno deve creare allarmismo. Guardi che quando mercoledì dei cittadini mi hanno chiamato mi dicevano: "Stanno sfasciando la stazione, spaccano tutto, ci scappa il morto". Poi sono arrivato lì. Certo, c'era disordine. Ma nulla era sfasciato. Allora prego tutti: non facciamo allarmismo. Noi abbiamo dimostrato che facciamo il nostro dovere e continueremo a farlo con maggior impegno».