agricoltura

Dopo anni di crisi produzione record per la castagna

Estate calda, piogge e la sparizione della vespa cinese: l’annata è da incorniciare con oltre 2mila quintali di frutti


di Carlo Bridi


TRENTO. Dopo diversi anni nei quali la produzione di castagne era arrivata quasi a zero - meno di 600 quintali a fronte degli oltre 2mila di media negli anni normali - quest’anno, complice una stagione ideale e la totale sparizione della vespa cinese, si prospetta una buona produzione. «Supereremo i 2mila quintali» afferma Stefano Pradi, presidente appassionato e competente della cooperativa castanicoltori del Trentino Alto Adige (80 soci), e produttore a Centa S. Nicolò. Il perché di questo ottimo risultato, secondo Guido Palù, anziano agricoltore e produttore di castagne di Torcegno, terra di produzione tradizionale di questo frutto, è dovuto alla buona primavera, all’estate calda e alle successive piogge.

«Siamo rimasti a guardare fino all’ultimo – rivela Pradi – perché non capivamo come avrebbero reagito i castagni di fronte a questa stagione anomala, ma evidentemente per il castagno va meglio il caldo che la tanta acqua, come accadde nel 2014. E anche la vespa cinese, che aveva devastato i frutti, è stata sconfitta dalla natura stessa. Come cooperativa – prosegue il presidente – collaboriamo con le tre associazioni presenti in Alto Adige, dove si trova anche un nostro vivaista di fiducia, ma abbiamo soci in tutte le valli trentine. Quest’anno, inoltre, abbiamo incoraggiato la costituzione di un’associazione anche in Val Rendena, dove organizzeranno la prima festa della castagna a Spiazzo».

La mancanza di prodotto negli anni scorsi aveva messo in crisi anche le tante e tradizionali feste organizzate nei paesi di produzione. Per i trentini la castagna conserva ancora intatto il suo fascino, ma in passato era considerato l’albero del pane, il frutto che sfamava i contadini delle nostre valli e che veniva barattato con i contadini di fondo valle per il mais da polenta. La castagna, dopo il periodo asburgico durante il quale era considerato un frutto nobile - quelle della Valsugana erano consumate anche alla Corte asburgica -, aveva perso d’importanza. Negli ultimi decenni, grazie alle molte associazioni sorte e in particolare alla cooperativa castanicoltori del Trentino Alto Adige e al sostegno della Provincia, si è assistito anche ad un costante rinnovo degli impianti.

«Ogni anno distribuiamo migliaia di piantine. – afferma Pradi – Abbiamo abbandonato le varietà portate dal Giappone e dal Piemonte perché erano di grossa pezzatura, ma senza sapore. Inizialmente c’era solo Marrone di Drena, ma negli ultimi anni abbiamo lanciato anche quello della Valsugana. Come cooperativa commercializziamo la parte del prodotto che i soci non riescono a vendere direttamente il nostro referente per la vendita è Mario Micheloni di Vattaro tel. 3292119105. «Ma una buona parte del prodotto viene venduto nelle feste dei prodotti autunnali del Trentino – afferma Pradi – così dopo la “Festa d’Autunno” di Pergine e a Pomaria, a Cles, il prossimo saremo fine settimana a Centa S. Nicolò e il 24-25 alla più vecchia festa della castagna, quella di Roncegno. Proponiamo quelle di pezzatura media a 6 euro e quelle di prima a 8 euro. Ma anche le altre associazioni stanno organizzando le feste: il 17-18 ad Albiano, la festa dei Maroni a Pranzo di Tenno il 16, il 17 e il 18, il 24-25 a Drena e Castione.

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