Dissesto idrogeologico Trento resta a secco di contributi

Trento. TRENTO. C’è un piano nazionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico che assegna alle Regioni e alle Province un contributo. Si parla sostanzialmente di protezione civile, di messa in...



Trento. TRENTO. C’è un piano nazionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico che assegna alle Regioni e alle Province un contributo. Si parla sostanzialmente di protezione civile, di messa in sicurezza delle acque che, come dimostra l’incidente dei giorni scorsi in valle di Fassa (quello che è costato la vita ad una turista) è tema di grande attualità. Ebbene a questo scopo il ministero dell’Ambiente, quello che fa capo a Sergio Costa (M5s, lo stesso del braccio di ferro con Fugatti sulla cattura dell’orso M49) ha assegnato a Trento e a Bolzano la stessa cifra, 5 milioni di euro per opere di mitigazione del rischio legato appunto ai corsi d’acqua. Un’assegnazione sostanzialmente decisa in automatico. Ora la tabella nazionale con i contributi ministeriali è stata resa pubblica e alla voce Provincia d Trento c’è lo zero, anzi una barretta. Nemmeno un euro. Cosa è accaduto? «lI ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha comunicato lo scorso 19 aprile alla Provincia l'assegnazione di 5.192.303,43 euro nell'ambito del Piano nazionale per la mitigazione del dissesto idrogeologico, il piano stralcio 2019. In seguito ai contatti informali con Roma, il dipartimento della protezione civile di Trento ha chiesto ufficialmente il 5 giugno una proroga di 15 giorni per la definizione degli interventi appaltabili entro l'anno, senza tuttavia ottenere alcuna risposta dal Ministero, che nel frattempo ha ufficializzato le assegnazioni a Regioni e Province autonome» si fa sapere da piazza Dante.

Comunicazione difficile

«La proroga si rendeva necessaria in quanto la Provincia sta compiendo una revisione della programmazione degli interventi dopo la tempesta Vaia che ha colpito l'intero territorio nell'ottobre 2018, generando nuove situazioni di rischio rispetto a quanto già previsto dal Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo (Rendis). La tempesta ha comportato infatti la necessità di realizzare prioritariamente gli interventi di somma urgenza e di prevenzione urgente previsti dalle ordinanze del presidente Maurizio Fugatti e della presidenza del Consiglio dei Ministri». Insomma un caso di comunicazione non proprio efficientissima tra Trento e Roma.

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