Denunciato dalla madre e licenziato in tronco

Gelosie e sospetti familiari costano il posto a un operaio di Dolomiti Energia. L’accusa: in permesso tre giorni al mese per accudire il padre, faceva tutt’altro


di Luca Marsilli


ROVERETO. Un giudice gli aveva dato ragione, imponendo il reintegro nel posto di lavoro. Un altro torto, accoglieno ill ricorso contro quella prima decisionele d’urgenza e le argomentazioni di Dolomiti Energia. E rimettendolo sulla strada. Il 24 luglio l’udienza al giudice del lavoro. E forse un po’ di chiarezza in una vicenda che non solo il diretto interessato, ma anche il sindacato e l’assemblea della Depurazione Trentino Centrale (la branca di Dolomiti Energia che si occupa di gestire i depuratori: una cinquantina di dipendenti) considerano grave e incomprensibile. Licenziato in tronco per «il venir meno del rapporto di fiducia» a causa di quella che al bar (dove il linguaggio non è quello dei tribunali) si definirebbe semplicemente una carognata: una lettera firmata dalla anziana madre del lavoratore in cui lo si accusa di non prendersi cura del padre, in quei 3 giorni al mese di permesso chiesti e ottenuti in forza della legge 104. La legge che riconosce il diritto ai permessi al figlio che si prende cura di un genitore non in grado di attendere a se stesso qualora non ci siano altre persone (coniuge, familiari non lavoratori) che possano farlo.

Uno dei tantissimi «furbetti» che in questo fantasioso Paese danno fiato da decenni a chi vorrebbe smantellare lo stato sociale? Secondo i testimoni, una trentina, che il malcapitato porterà al giudice, assolutamente no. E in verità nemmeno secondo la madre, molto anziana. Che sentita dai carabinieri ha dato una versione completamente diversa da quella che aveva firmato (scritto, visti i toni tecnici, pare molto difficile) confermando che nei giorni di permesso l’uomo faceva la spesa per loro, li accompagnava dal medico, andava in farmacia. Ma soprattutto, nemmeno per l’Inps ci sarebbe stato alcun abuso: sulla base di quella lettera, si aprì un’istruttoria chiusa con una archiviazione. Gli ispettori si sono rapidamente convinti che non sbagliasse di molto il lavoratore, nel «sospettare» che ad architettare il colpo basso siano stati i fratelli, che temevano di vedersi sfilare parte dell’eredità.

In conclusione: l’Insp, presunto danneggiato, archivia ritenendo che i criteri della legge 104 siano stati rispettati. Dolomiti Energia, che da quel punto di vista non dovrebbe avere alcun interesse, sulla base della stessa lettera lo licenzia e insiste in giudizio contro la riassunzione. Va aggiunto solo che il posto non è stato coperto da nessun altro e che l’uomo, cinquantenne e con due figli a carico, un altro lavoro non lo trova. Nota di modernità in una vicenda che per il resto è vecchia quanto il mondo, almeno per chi crede alla Creazione, ad Adamo ed Eva ed alla storia della loro progenie sfortunata, Caino ed Abele.













Scuola & Ricerca

In primo piano