Corte dei Conti, verifiche sulle elezioni
Al setaccio della magistratura le spese sostenute dai candidati alle comunali di Pergine e poi si passerà alle provinciali
TRENTO. Non era mai successo prima, ma adesso, in tempo di controllo sui costi della politica, la Corte dei Conti ha iniziato a passare al setaccio i consuntivi delle spese per la campagna elettorale. Attuando per la prima volta in Trentino la legge numero 96 del 2012 sulla riduzione dei contributi pubblici per partiti e movimenti politici, la sezione controllo di Trento ha chiesto a tutti i candidati alle elezioni comunali di Pergine il consuntivo delle spese sostenute e tutta la documentazione relativa a queste spese. Il controllo è stato molto attento e mirava ad ottenere non solo le pezze giustificative, ma anche a verificare da dove venissero i soldi impiegati per le spese elettorali. Infatti la sezione di controllo ha scritto a tutti i candidati chiedendo integrazioni alla documentazione presentata. Sono stati rilevati anche vari errori di calcolo. Ma i problemi maggiori sono stati rilevati nelle forme di pagamento. Chi ha pagato incontri elettorali o manifesti in contanti si è visto chiedere dalla Corte dei Conti dove avesse preso i soldi. Un controllo certosino in base all’articolo 13 della legge 96 del 2012.
Questo articolo pone anche dei limiti alle spese che ogni candidato può sostenere. Questo proprio per evitare che le eccessive spese possano portare a una politica in qualche modo ricattabile e, comunque, lontana da un paese che ormai si dibatte nella crisi più profonda. La norma prevede che nei comuni con popolazione superiore a 15 mila e non superiore a 100 mila abitanti, le spese per la campagna elettorale di ciascun candidato alla carica di sindaco non possono superare l’importo massimo che si raggiunge sommando 25 mila euro alla somma che si raggiunge calcolando un euro per ogni cittadino iscritto alle liste elettorali.
Per quanto riguarda i candidati alla carica di consigliere comunale, questi non possono spendere più della somma che si raggiunge calcolando un fisso di 5 mila euro oltre a 5 centesimi per ogni iscritto nelle liste elettorali. Per quanto riguarda Pergine, quindi, il limite per ciascun candidato al consiglio comunale era intorno ai 6 mila euro.
I controlli sono molto attenti e severi, tanto che in questi giorni decine di candidati hanno ricevute le contestazioni. Devono rispondere in maniera documentata e convincente. Infatti, nel caso di irregolarità, la legge prevede sanzioni molto pesanti. In caso di mancato deposito dei consuntivi delle spese elettorali da parte dei partiti e dei movimenti politici la sezione controllo della Corte dei Conti applica una sanzione pecuniaria da 50 mila a 500 mila euro.
La dichiarazione delle spese sostenute va presentata entro tre mesi dalle elezioni. Sono tenuti a presentarla tutti, anche i candidati non eletti. Dopo le elezioni di Pergine, il vaglio della sezione controllo della Corte dei Conti potrebbe estendersi anche alle elezioni provinciali. La legge 96 parla solo di elezioni europee e di elezioni comunali. Per le consultazioni politiche, infatti, il controllo è demandato a un collegio ad hoc che viene costituito presso la Corte d’appello. Ma c’è un indirizzo della Corte dei Conti centrale secondo cui questo genere di verifiche si debba applicare anche a tutte le altre elezioni amministrative. In questo caso, i candidati alle elezioni provinciali dello scorso ottobre potrebbero vedersi recapitare una lettera che chiede conto delle spese che hanno sostenuto e, soprattutto, di dove abbiano preso i soldi. Questo proprio per evitare pagamenti in nero e finanziamenti poco chiari. Un controllo che mai prima d’ora era stato effettuato.
(u.c.)
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