Consiglio extralarge, Trento batte anche le grandi città
A Palazzo Thun 50 membri contro i 37 di Bologna e i 41 di Padova, Perugia e Bergamo Circoscrizioni, numeri doppi rispetto ai Comuni del resto d’Italia
TRENTO. Firenze: 373 mila abitanti e 47 consiglieri comunali. Venezia: 270 mila abitanti e 47 consiglieri. Padova: 214 mila abitanti, 41 consiglieri. Così come città più piccole, da Perugia (170 mila residenti), Ferrara (135 mila), Bergamo (121 mila), Lecce (96 mila). Trento svetta su tutte con i suoi 50 consiglieri comunali. Un «esercito». Per trovarne uno più grande occorre arrivare nella capitale: l’assemblea capitolina ha un numero monstre di 60 consiglieri, ma qui la scure del governo Monti è stata calata e il decreto su Roma Capitale approvato lo scorso novembre ha stabilito che i consiglieri scenderanno a 48. Perfino la capitale, dunque, avrà meno consiglieri di Trento. Un assurdo.
Tagli mancati. Eppure ridurre il numero dei partecipanti all assemblee, in Trentino (e ancor più in Alto Adige)appare un compito improbo. Ci provò nel 2009 l’allora assessore regionale Margherita Cogo, ma la sua riforma che avrebbe imposto robustissimi tagli al numero dei consiglieri fu stoppata: nei Comuni sopra i 100 mila abitanti, come Trento e Bolzano, si sarebbe scesi da 50 a 35, per arrivare a 12 membri nei Comuni sotto i 1000 abitanti; previste anche giunte più snelle (massimo di 9 membri) e la non cumulabilità delle indennità collegate alle cariche elettive.
Il tema è tornato di attualità negli ultimi giorni, con l’accelerazione impressa dalla giunta regionale che ha annunciato di voler intervenire entro l’estate. Il come è ancora da stabilire. Secondo l’assessore agli enti locali Roberto Bizzo si potrebbe stabilire una percentuale di tagli a cui ogni Comune dovrà attenersi, scegliendo le modalità che ritiene più opportune. Ma l’assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi questa sarebbe una strada impraticabile, al contrario occorre procedere in un quadro legislativo regionale unitario.
L’ultimatum del governatore Lorenzo Dellai “I Comuni facciano una loro proposta o deciderà la Regione” non è piaciuto al presidente del Consiglio delle autonomie Marino Simoni ma l’accelerazione sembra aver dato la sveglia al Comune di Trento: il sindaco Andreatta la convocato per la prossima settimana un incontro ad hoc della sua maggioranza, con l’obiettivo di arrivare ad una proposta condivisa di tagli da sottoporre alle minoranze e da portare in aula a settembre.
Circoscrizioni. Se dai consigli si passa alle circoscrizioni, la distanza con il resto d’Italia diventa se possibile ancora più evidente. Anche in questo caso una riforma appare ineludibile. La maggioranza a Trento ha prodotto una bozza di riforma, che riduce il numero dei consiglieri (oggi sono 194) portandoli da 15 a 11 sopra i 3 mila abitanti e da 19 a 15 sopra i 10 mila. Niente accordo invece sulla riduzione del numero delle circoscrizioni, una direzione sollecitata prima dall’allora sindaco Alberto Pacher e oggi dal suo successore Alessandro Andreatta, secondo il quale sarebbe opportuno ragionare su alcuni accorpamenti. Finora il pressing si è infranto contro il no delle stesse circoscrizioni, che di unirsi non vogliono sentir parlare.
Eppure, se confrontati con gli altri Comuni, i numeri sono difficilmente spiegabili. A Firenze li chiamano «quartieri» e sono 5; a Ferrara le circoscrizioni sono 4, a Bergamo 3, a Lecce 5. Si sale a 6 «municipalità» a Venezia, 6 quartieri a Padova, 6 «sedi territoriali» a Perugia. Esattamente la metà di Trento. E pensare che una legge del 2010 ha abolito le circoscrizioni nei Comuni sotto i 250 mila abitanti. Trentino escluso, ovviamente.
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