Comuni, poca voglia di lavorare insieme
Tributi, appalti, informatica: le gestioni associate dovrebbero partire il 1° gennaio 2013 ma tutto è fermo
TRENTO. «Siamo a metà ottobre e nessuno si muove. Nessuno ci sta credendo». Marino Simoni, presidente del consiglio delle autonomie e sindaco di Transacqua, scuote la testa. Di gestioni associate tra i Comuni sotto i 10 mila abitanti neanche l’ombra. Nessuno si muove appunto. I consigli comunali dovrebbero deliberare entro fine ottobre le convenzioni per gestire insieme tributi, appalti, servizi informatici. Ma finora nessuno l’ha fatto. Di lavorare in modo coordinato i sindaci o non ne vogliono sapere oppure non fanno nulla per attivarsi. Meglio lo status quo che cedere un pezzettino della propria «sovranità» e coordinarsi con il Comune vicino. Le Comunità, che avrebbero dovuto trainare il processo, coordinando e supportando i Comuni, non ci sono riuscite, anzi in qualche caso sono finite in rotta di collisione con i municipi.
«Comuni inadempienti», ha ripetuto lunedì l’assessore provinciale Mauro Gilmozzi parlando alla giunta delle autonomie. E per rafforzare il concetto ha ricordato: «Chi non si incammina su questa strada va incontro a una penale». Sanzioni dunque, che significa meno trasferimenti dalla Provincia.
Possibile che i Comuni alle prese con bilanci sempre più magri siano pronti a rischiare altre risorse pur di non collaborare tra loro? Eppure questa è la realtà, che racconta di una riforma mai partita a due anni dal suo reale avvio.
Le hanno chiamate «gestioni associate» ma ad oggi nessuno ha ancora sperimentato cosa siano esattamente. Il senso della riforma è che i Comuni sotto i 10 mila abitanti gestiscano insieme alcuni servizi attraverso le Comunità di valle. Dal 1° gennaio 2013 dovrebbero essere gestiti in modo associato il servizio entrate, contratti appalti e forniture e informatica.
La nuova organizzazione dovrebbe aiutare i piccoli e piccolissimi Comuni, quelli che oggi non riescono da soli a garantire certi servizi perché non hanno le risorse necessarie (tecnici specializzati, professionalità specifiche) e al tempo stesso favorire economie di scala e risparmi.
Ma allora perché le gestioni associate non decollano? Quando tutto è comunicato, due anni fa - racconta chi ha seguito dall’interno l’iter della riforma - nessuno tra i Comuni pensava che nel 2013 si sarebbe partiti davvero. Tutti erano convinti che, come spesso accade con i grandi cambiamenti, sarebbe arrivata puntualmente la proroga. Tanto più - devono aver pensato tra sè e sè molti sindaci - che il 2013 è anno elettorale, quindi delle complicate gestioni associate non se ne farà nulla. Certo non ha aiutato l’esordio - che stentato è dire poco - della gestione associata dei servizi alla prima infanzia e della polizia locale: nel primo caso rallentata da un braccio di ferro tra Consiglio delle autonomie e Provincia, nel secondo da un incarico affidato da Piazza Dante a Transcrime.
Ma in due anni è cambiato il mondo e la crisi della finanza pubblica non ha risparmiato il Trentino. E così quella rivoluzione che obbligava i Comuni a mettersi insieme è diventata una strada obbligata.
Tempi e modi sono fissati da una delibera dello scorso luglio: entro il 31 ottobre approvazione degli schemi di convenzione, il 1° gennaio avvio delle gestioni associate. I trasferimenti provinciali saranno ridotti in modo commisurato al costo dei compiti da esercitare in forma associata. «Le regole si rispettano, e chi non lo fa è giusto che paghi», sentenzia con tono asburgico Marino Simoni. «Invece qui fanno tutti quello che gli pare, continui distinguo. Nessuno sta credendo nelle Comunità e invece oggi le gestioni associate sono una strada obbligata di fronte alla riduzione di risorse, soprattutto per i piccoli Comuni. I sindaci ci vengono a dire che se non lo fanno è per paura che la gestione associata alla fine costi di più, ma la verità è che così il Trentino non è più in grado di reggere».
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