«Celestino, il Vangelo non è noia» 

A Seregnano l’addio a don Tomasi. Il vescovo Tisi: «Un sacerdote mai omologato, mai schiacciato dalle regole». Nella messa tanti messaggi di chi aveva conosciuto il prete scomparso la vigilia di Ferragosto; «Ha saputo essere un ponte fra le istituzioni e la strada»


Daniele Peretti


Seregnano. «Buon viaggio». Con questo augurio il vescovo Lauro Tisi ha chiuso la sua omelia al funerale di don Celestino Tomasi. Che ieri, nella chiesa della sua Seregnano, è stato accompagnato nel suo ultimo viaggio dai ricordi di una vita intensa, vissuta come precursore dell’evangelizzazione di strada. Quel suo essere onnipresente fotografando e registrando eventi per cercare poi il microfono e porre domande alle volte anche scomode. Ma Don Celestino è stato anche insegnante, promotore di gruppi di preghiera, ha volantinato insieme agli studenti. È diventato anche un punto di riferimento per i giovani e spesso veniva chiamato dalle Pastorali delle varie parrocchie trentine, per coordinare questi incontri.

«La sua capacità? Quella di ascoltare prendendo appunti, prima di parlare». Mauro di Pax Chirsti ha ricordato la militanza di Don Celestino con un particolare: «Arrivò ospite inatteso per prendere parte ad un’edizione della nostra marcia “Sentiero della Costituzione” è venuto da noi come è andato in tante altre marce per la pace».

«Don rompi» è stato l’affettuoso sopranome col quale un partecipante ai gruppi di preghiera lo ha voluto ricordare. La definizione più giusta? Probabilmente quella di essere stato un ponte tra le istituzioni e la strada che ha sempre provato a far avvicinare.

La chiesa di Seregnano era già piena una mezz’ora prima della celebrazione del funerale; i carabinieri in congedo della sezione di Civezzano erano presenti per gestire più che il traffico i parcheggi delle macchine arrivate fin qua su, in questa frazione di Civezzano dalla quale Don Celestino è partito tanti anni fa per diventare quel “vulcano dello Spirito Santo” che il vescovo ha descritto anche come «Un sacerdote mai omologato, mai schiacciato dalle regole. Ha vissuto il suo sacerdozio da diverso rispetto ai suoi fratelli. Si è sempre interessato di tutto ed è sempre intervenuto su tutto, dimostrando come vivere il Vangelo non sia noia, ma divertimento».

Uno spirito libero, ma anche un uomo di preghiera il cui operato, il vescovo, ha fatto capire che lo condivideva e lo apprezzava. Don Celestino è stato anche testimone del ‘68 che ha cambiato – è stato detto in uno degli interventi a suo ricordo – i rapporti in tutti gli ambiti della società e tra questi anche quelli tra laici e clero. Don Celestino è stato protagonista di questo cambiamento. Una sua aspettativa delusa è invece quella del Concilio Vaticano secondo quando si parlò di sacerdozio per le donne e di abolire l’obbligo del celibato per i sacerdoti: «Concetti che allora sembrava che potessero concretizzarsi, - ha ricordato un amico durante il funerale - ma che poi sono stati relegati in un angolo. Questi aspetti avevano deluso Don Celestino che non era nemmeno convinto del tutto della bontà della legge sull’aborto».

Al termine della cerimonia, Don Celestino è stato accompagnato al cimitero che si trova nel punto più alto del paese.













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