«Casse vuote, il sindaco faccia chiarezza»
Allarmati l’assessore del Patt Stanchina e la Cgil Funzione pubblica. Andreatta: «Le risorse ci sono, manca la liquidità»
TRENTO. «O pago la Provincia o i miei dipendenti». La frase rivolta dal sindaco Alessandro Andreatta all’assessore provinciale Carlo Daldoss, in Consiglio delle Autonomie, e riportata ieri dal Trentino, ha creato preoccupazioni nel sindacato e richieste di chiarimenti da parte del Patt.
Palazzo Thun si è visto chiedere 2 milioni di euro di anticipazione Tares da Piazza Dante (che a sua volta aveva anticipato la somma allo Stato), ma in cassa i soldi non ci sono. La situazione di imbarazzo deriva dal fatto che il Comune è sia debitore che creditore (in misura maggiore naturalmente) nei confronti della Provincia. Da qui la richiesta alla stessa di una compensazione, cioè di non sborsare nulla ora ma incassare meno quando dovranno arrivare i versamenti della finanza locale. Il sindaco Andreatta ieri ha precisato «che non è un problema di risorse (che ci sono!), ma di cassa, cioè di liquidità: di poter pagare ogni mese stipendi e fornitori».
Questo lo stato delle cose, dal punto di vista contabile. È l’uscita sul personale che non è piaciuta alla Cgil: «Se voleva essere una battuta, probabilmente non è riuscita particolarmente bene. Le affermazioni del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, che suonano come “o do i soldi alla Provincia o pago i miei dipendenti”, non fanno certo sorridere la Funzione pubblica Cgil, sbigottita per l'avventatezza dell'idea. L'uscita pubblica sembra, infatti, strumentalizzare il personale per risolvere questioni che risiedono, invece, nei rapporti tra Comune e Provincia». Il segretario Giampaolo Mastrogiuseppe mette le mani avanti: «L'affermazione è grave anche relativamente al momento particolarmente delicato, visto che ci troviamo alla vigilia di un incontro con il presidente della Provincia autonoma per l'avvio dei tavoli per il rinnovo dei contratti collettivi, che nel pubblico impiego sono fermi dal 2009. Non vorremmo che questa affermazione celasse un maldestro tentativo di pregiudicare quel percorso. Chiariamo fin d'ora che la reazione sarebbe adeguata». Il sindacalista entra poi nello specifico del Comune di Trento: «Ricordo che, per legge (testo unico delle leggi regionali) è previsto che nei bilanci dei Comuni trentini siano obbligatoriamente stanziate le somme delle spese correnti; la spesa del personale è spesa corrente. Nei bilanci esiste un fondo di riserva e la spesa del personale sul Comune di Trento sta già subendo un taglio draconiano che, al 2018, vedrà una decurtazione di 4,3 milioni di euro all'anno. La retribuzione, stabilita attraverso un contratto, è il corrispettivo per una prestazione resa; se il sindaco non paga, il dipendente non può essere chiamato a fornire la prestazione».
Sorpreso dalle parole del sindaco anche Roberto Stanchina, assessore alle attività economiche del Patt: «Abbiamo letto il giornale e vogliamo capire, per una questione di chiarezza. Chiediamo che sia fatto un ragionamento su aspetti che ci giungono nuovi: sappiamo che il Comune non naviga nell'oro ma da qui a dire che facciamo fatica a pagare gli stipendi ai dipendenti... Non bisogna creare allarmismo perché si lavori in tranquillità e si possa garantire un servizio adeguato». Il tema di come comportarsi per recuperare denari «è da trattare politicamente: ne parleremo anche nell'incontro di maggioranza di sabato (domani, ndr). Dovremo ragionare su dismissioni e risparmi oculati cercando di non toccare i risparmi dei cittadini. Sono fiducioso che anche assieme alla Provincia si trovi la quadra».